Il CommentoPersonale

L’occasione dimenticata dell’apprendistato nella Pa

di Antonio Naddeo

Che fine ha fatto il contratto di apprendistato nel pubblico impiego? Il Dl 80/2021 ha introdotto per le Pa la possibilità di stipulare, in deroga al regime ordinario, contratti di apprendistato, destinati a giovani neo diplomati e studenti universitari compresi i dottorandi di ricerca.

Poi è stato emanato il decreto 23 marzo 2022 titolato «Esperienze di formazione e lavoro professionalizzanti per giovani nella pubblica amministrazione», che individua le modalità attuative con cui le Pa possono attivare progetti di formazione e lavoro per l’acquisizione con contratti di apprendistato di competenze di base e trasversali e per l’orientamento professionale di studenti universitari. In realtà il decreto poco dice sui contratti di apprendistato e regola in modo specifico due programmi per i giovani: Tirocinio Pa e Dottorato in Pa.

Il primo ha l’obiettivo di promuovere l’orientamento professionale di studenti universitari iscritti alle lauree magistrali oppure ad anni successivi al terzo delle lauree a ciclo unico, per attivare tirocini curricolari di sei mesi nelle Pa connessi con la stesura della tesi di laurea magistrale. I tirocini si svolgono prevalentemente in presenza e prevedono un’indennità di partecipazione.

Al programma possono partecipare gli studenti fino a 28 anni, iscritti a corsi di laurea magistrale (o a ciclo unico) con una media non inferiore a 28/30 e in possesso del 30% dei crediti formativi universitari previsti dal ciclo di studi. Il programma è finanziato nel limite di 400mila euro all’anno.

Il Dottorato InPa invece è finalizzato al conseguimento di dottorati di ricerca attraverso contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca. Possono accedere al programma i cittadini italiani o di uno degli Stati Ue o stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, fino all’età di 29 anni, in possesso di laurea magistrale o titolo equipollente, con voto di laurea non inferiore a 105/110, iscritti al Portale del reclutamento Inpa. Il contratto prevede una retribuzione annua lorda da 30mila ed è finanziato con 600mila euro all’anno.

I due programmi prevedono l’emanazione di avvisi della Funzione pubblica con la Sna (nel primo caso anche con il Formez) da pubblicare sul sito InPA per invitare le amministrazioni ad aderire ai programmi.

A distanza di quasi un anno dal decreto non risultano ancora emanati i bandi necessari ad avviare i programmi.

È un peccato, perché si parla sempre più di attrarre i giovani nella Pa e quando si può attivare uno strumento utile proprio per i giovani le amministrazioni non lo utilizzano.

Il contratto di apprendistato sarebbe l’ideale completamento del percorso intrapreso nei contratti nazionali, nell’ambito dei nuovi sistemi di classificazione del personale, per la costruzione delle «famiglie professionali», dei «nuovi profili professionali» e delle competenze collegate.

Una formazione on the job consentirebbe ai giovani di acquisire le competenze necessarie per le Pa soprattutto su innovazione organizzativa e tecnologica. Ma soprattutto l’apprendistato di alta formazione consentirebbe uno stretto collegamento con le Università per adeguare i corsi alle necessità professionali delle Pa. Un’occasione unica, eppure per ora non perseguita.

Le Pa che vogliono rinnovarsi devono aprirsi ai giovani. Ho fatto una proposta di Open day delle Pa che è stata accolta da alcune istituzioni anche universitarie. Al prossimo Forum Pa sarà presentata l’iniziativa.