Imprese

La pandemia arresta la corsa dell'ingegneria: produzione giù del 5,8% (ma tiene l'occupazione)

Report Oice-Cer: calo dopo il balzo del 2019 (+8,4%). Soffrono i contratti all'estero, energia e edilizia

di Mauro Salerno

La pandemia interrompe la crescita dell'ingegneria italiana, ma le speranze di ripresa collegate alla spinta degli investimenti da attivare grazie alle risorse europee mantengono abbastanza in positivo i risultati e le attese degli operatori. In estrema sintesi sono questi i punti chiave che emergono dal report annuale sul mercato dell'ingegneria italiana presentato oggi dall'Oice, che oltre a esaminare i risultati a consuntivo registrati nel 2019, si spinge anche a considerare l'andamento tenuto dal settore nei primi sei mesi del 2020: quelli in cui si sono forse spiegate le conseguenze economiche più impattanti del lockdown dovuto al Covid.

Produzione boom ne l 2019, calo nel 2020
L'effetto della pandemia sulle performance delle società di engineering italiane risulta evidente mettendo a confronto i dati raggiunti l'anno scorso con quelli di quest'anno. Nel 2019 è infatti proseguito il ciclo positivo iniziato da qualche anno e riconducibile anche alla scelta del codice appalti del 2016 di valorizzare la fase della progettazione nel circuito produttivo edilizio. L'anno scorso la produzione ha raggiunto un valore complessivo di 2.860 milioni, dai 2.639 milioni del 2018 (+8,4%). Per il 2020, invece, il report realizzato dall'Oice insieme al Centro europa ricerche (Cer), indica una caduta a 2.693 milioni, con una riduzione del 5,8 per cento della produzione, destinata così a tornare ai livelli del 2018. Maggiore è la tenuta dell'occupazione, che è misurata in crescita anche per il 2020 (+4%): il numero di addetti è infatti salito a 19.065 unità nel 2019 (circa il 3% in più di quanto previsto nell'indagine dello scorso anno) e viene stimato in aumento ancora nel 2020 a 19.822 unità Segno, si spiega il report, che le imprese considerano questa flessione dproduttiva del tutto temporanea. "La scelta razionale per le imprese - si legge - consiste nel preservare i livelli di occupazione, per non disperdere il capitale umano accumulato e per essere pronti a cogliere l'occasione della ripresa". Non bisogna soffermarsi troppo sulla flessione di questo periodo, anche per il presidente dell'Oice Gabriele Scicolone, che sottolinea come "il sentiment sulle prospettive sul 2020, come rilevate dalle risposte degli associati, non sia poi così brutto: c'è meno pessimismo di quanto ci si potesse attendere".

Penalizzati grandi imprese e contratti all'estero
A pagare dazio alla pandemia sono soprattutto le imprese di maggiori dimensione, la cui produzione è aumentata di 207 milioni nel 2019, ma è destinata am scendere di 169 milioni nel 2020. Le imprese più piccole invece si mostrano meno esposte all'inversione del ciclo, con una produzione cresciuta del 2,7% nel 2019 e prevista sostanzialmente stabile (+0,3%) nel 2020.

Andamento differenziato anche tra i diversi settori in cui si muovono le engineering italiane.
In particolare, continua a aumentare la produzione attribuibile ai servizi di project management, la cui quota sul totale è aumentata dal 6,5 al 9,4% nel 2019 ed è attesa crescere ancora al 10,5% nel 2020. Opposta è la tendenza dei contratti chiavi in mano ("turn-key"), la cui produzione sarebbe salita al 34,5% del totale nel 2019, ma è indicata in ridimensionamento al 29,4% nel 2020. La quota dei servizi di Ingegneria pura è invece diminuita dal 61,3 al 55,9% nel 2019, ma risalirebbe al 60% nel 2020.

In termini assoluti, questi movimenti si traducono in valori della produzione turn-key di 987 milioni nel 2019 (+15,8%) e di 792 milioni nel 2020 (-19,7%). Per i servizi di Ingegneria pura la produzione è pari a 1.598 milioni nel 2019 (-1,2%) e a 1.617 milioni nel 2020 (+1,2%). Per i servizi di project management la produzione sale invece a 276 milioni nel 2019 (+61,9%) e a 284 milioni nel 2020 (+3%)

Mentre prima era una valvola di sfogo importante per assicurarsi nuovi ricavi ora l'estero è diventato la gamba più debole del rapporto con il mercato italiano. Il report svela che in Italia c'è stato un aumento di produzione del 18,2% (+2,6% per il mercato estero), mentre nel 2020 dovrebbe arrivare una flessione dell'11,3% del mercato estero, solo in parte bilanciata da un ulteriore aumento sul mercato domestico (+2,7%). A sintesi di questi andamenti, la produzione estera (1.709 milioni nel 2019) , si ridurrebbe a 1.516 milioni quest'anno. Per la produzione realizzata sul mercato interno si sale a 1.151 milioni nel 2019 e ancora a 1.177 milioni nel 2020. "La quota di produzione realizzata all'estero rimarrebbe maggioritaria - si legge nel report - , riflettendo l'elevato grado di internazionalizzazione delle imprese Oice, ma scenderebbe quest'anno al 56% (era il 63% nel 2018 e 60,% nel 2019)".

Busia (Anac): dal Recovery fund investimenti duraturi e produttivi
Alla presentazione del report ha partecipato anche il nuovo presidente dell'Anac Giuseppe Busia, in una delle sue prime uscite pubbliche. Busia ha ribadito l'importanza di utilizzare i fondi che arriveranno dall'Europa pr far fronte alla crisi economica causata dal Coronavirus per innescare "investimenti duraturi e produttivi". "Altrimenti - ha spiegato - la spinta si esaurirà con i fondi e ci ritroveremo gravati da nuovo debito". Busia ha anche delineato le linee di indirizzo lungo le quali intende far muovere l'Autorità sotto la sua guida. "Vogliamo essere d'aiuto per favorire lo sviluppo, collaborando con la Pa e le imprese, rilanciando gli strumenti che già esistono come la vigilanza collaborativa e il precontenzioso". Ma un ruolo fondamentale, ha aggiunto, "dovrà venire dalla digitalizzazione dei processi e dalla qualificazione delle stazioni appaltanti".

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