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Le stabilizzazioni evitano il blocco dei fondi al salario accessorio

La stabilizzazione dei precari della Pubblica amministrazione può sbloccare il fondo per il salario accessorio, cioè la dote che in ogni ente finanzia le parti della busta paga aggiuntive rispetto alle voci fisse nazionali. Con la deroga, scritta nella circolare 2/2018 della Funzione pubblica firmata dalla ministra Marianna Madia e dal titolare dell’Economia Pier Carlo Padoan, si chiude un’altalena interpretativa durata mesi: e soprattutto si toglie l’ostacolo che rischiava di bloccare la corsa verso il posto fisso di oltre 3.500 precari della ricerca.

Tutto nasce dal Testo unico del pubblico impiego, che ha attuato la riforma Madia. In quel decreto legislativo, il 75 del 2017, all’articolo 20 si apre la porta alle stabilizzazioni dei precari che hanno maturato almeno tre anni di anzianità negli ultimi otto. E poche righe dopo, all’articolo 23, comma 2, si spiega che ogni ente deve limitare il fondo del salario accessorio all’interno del livello raggiunto nel 2016, fino a quando in futuro non saranno «armonizzati» gli integrativi di tutto il pubblico impiego.

Per la generalità degli enti pubblici l’intreccio delle due regole non crea grossi problemi, perché i precari ricevono le voci accessorie dallo stesso fondo da cui pescano i dipendenti a tempo indeterminato per cui le stabilizzazioni non cambiano i calcoli. Ma negli enti di ricerca e nelle università la situazione è diversa. In quel caso le buste paga sono spesso finanziate da singoli progetti o da assegni di ricerca (le stabilizzazioni sono aperte anche agli assegnisti), e non pesano sul fondo dell’ente o dell’ateneo. Con la stabilizzazione e il fondo bloccato, quindi, chi è già dipendente a tempo indeterminato dovrebbe dividere le risorse con chi entra grazie alla stabilizzazione, con un cortocircuito ovvio.

Il governo aveva già previsto di evitare il blocco con una prima circolare, nel novembre 2017, ma la Corte dei conti aveva imposto di tornare indietro in una seconda circolare, del gennaio scorso. Ma con il blocco le stabilizzazioni non nella ricerca non si possono fare, ed ecco la terza circolare: che ripesca un principio generale, in base al quale il blocco si applica solo alle assunzioni «ordinarie», e fa ripartire la macchina.

La circolare della Funzione pubblica n. 2/2018

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