Regioni

Marche, via a bandi «anti fragilità» per rafforzare micro imprese e Pmi

Due avvisi rivolti alle imprese. Contributi a fondo perduto per 8 milioni in totale per sviluppare funzioni condivise e sostenere progetti di sviluppo per nuova occupazione

di Massimo Frontera

«A questa operazione ci crediamo e ci metteremo tutte le ulteriori risorse che saranno necessarie». Il vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico delle Marche Mirco Carloni (nell'immagine) evoca nientemeno che il memorabile "whatever it takes" di Mario Draghi per dare la misura di quanto la giunta abbia a cuore l'iniziativa appena avviata a sostegno delle imprese. Imprese passate da un "cigno nero" all'altro, dal fallimento di Banca Marche al terremoto, oltre alle catastrofi comuni di guerra e pandemia. Da ieri, 30 giugno, e fino al 30 settembre, è possibile presentare progetti di sviluppo finanziati da due bandi con (per ora) 8 milioni a fondo perduto, 4 per ciascun bando.

Il primo bando è dedicato a «filiere ed ecosistemi» e mira a stimolare investimenti congiunti per sviluppare funzioni strategiche comuni tra piccole, medie e microimprese, allo scopo di rafforzare le filiere produttive e aumentare la competitività. Il progetto si traduce in un contratto di rete cui devono partecipare almeno 3 Mpmi di industria, artigianato e servizi, cui può aggiungersi una grande impresa. Ciascun progetto può essere finanziato con 400mila euro. Il secondo bando - "Investimenti produttivi" - prevede la costituzione, l'ampliamento o il recupero di unità produttive e la creazione di infrastrutture di ricerca o tecnologiche. L'obiettivo finale è creare occupazione. Per questo il contributo è parametrato ai nuovi occupati e può superare i 2,5 milioni per chi assume oltre 50 persone. L'intenzione è anche stimolare il reshoring: far tornare le imprese marchigiane che sono andate via.

Carloni riconosce che i fondi regionali sono pochi. E promette: «Appena potremo attingere ai fondi Por Fers 2021-27 metteremo altre risorse a valere sul capitolo dell'industria e della competitività: almeno 25-30 per ciascun bando, perché se vediamo che arrivano progetti molto importanti bisogna investirci sopra». I bandi sono stati scritti per essere in linea con i parametri Ue. «Le misure - spiega sempre il vicepresidente delle Marche - sono "tailor made", le abbiamo costruite dopo aver ascoltato tanti imprenditori, evitando anche errori fatti in passato». Per esempio, le risorse non vengono erogate a sportello, ma sulla base di un progetto sul quale le imprese si impegnano con la Regione per raggiungere certi obiettivi. I progetti riceveranno un punteggio in base a criteri prefissati senza guardare all'ordine cronologico. «Se poi gli obiettivi non vengono raggiunti - in particolare quello finale dell'occupazione aggiuntiva stabile - scattano le penalità, fino alla revoca totale».

«Dobbiamo mettere le nostre imprese in condizione di superare la fragilità del modello della micro e piccola impresa. Un modello che ha funzionato in passato ma che ora deve essere sostituito da quello della filiera, per restare sul mercato nei settori in cui siamo competitivi». Tradotto in pratica, le imprese, pur restando distinte e in concorrenza tra loro, risparmiano condividendo funzioni come spedizione, logistica, strutture commerciali, assistenza clienti, piattaforme informatiche, centri ricerca. In questo modo possono concentrarsi sulla qualità del prodotto. «Da noi - afferma Carloni - la strada per lo sviluppo non potrà mai essere quella della "cinesizzazione", della produzione al minor costo. La nostra deve essere una politica industriale dove si cerca il massimo valore aggiunto, cioè un combinato di innovazione, produzioni di nicchia, supply chain di qualità, abbinata a una qualità della vita molto alta».

Il bando filiere ed ecosistemi, in sintesi

Il bando investimenti produttivi, in sintesi

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