Amministratori

Mastella: «Fondo a garanzia dei prestiti mannaia per i Comuni in crisi»

Chiederemo al Governo un Fondo speciale per finanziare gli appostamenti per gli enti dissestati o in riequilibrio

di Gianni Trovati

Il ricco carnet dei problemi che travagliano l’esistenza dei Comuni in crisi è stato modificato anche dall’ultima legge di bilancio con una norma che fin qui ha creato discussioni limitate agli addetti ai lavori, ma che potrebbe presto deflagrare come problema politico. La regola in questione, scritta al comma 789 della legge 197/2022, rischia di essere ostica per chi non maneggia la contabilità locale, ma ha un rilievo molto pratico. In sintesi, gli enti locali che hanno ricevuto prestiti statali (anticipazioni di liquidità) per pagare i debiti commerciali devono accantonare un fondo per coprire la restituzione del prestito. Negli enti che in passato hanno dichiarato il dissesto, affidando quindi le vecchie partite all’organismo straordinario di liquidazione e la nuova gestione agli organi ordinari, chi si carica il fondo anticipazioni? La manovra affida la partita alla gestione ordinaria ma fa infuriare gli amministratori locali. Perché si trovano i conti gravati da un passivo che avrebbero lasciato volentieri ad altri. Clemente Mastella, sindaco di Benevento dal 2016, si fa portavoce di quella che si prospetta come una mezza rivolta, concentrata soprattutto a Sud dove i dissesti sono più fitti.

Andiamo sul pratico. Che cosa comporta la norma per un Comune come il suo?

È una mannaia per Comuni, come il mio, che faticosamente e con grossi sacrifici cercano di uscire dal dissesto. Dovremo inserire tra le quote del risultato d’amministrazione un ulteriore fondo, generando così un disavanzo che deriva automaticamente da questo appostamento. In pratica piove sul bagnato.

Però i prestiti vanno gestiti…

Va detto innanzitutto nel corso degli anni c’è stata una schizofrenia normativa e giurisprudenziale. Nel 2021 i miei tecnici scrissero al Viminale per avere lumi sulla questione, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale numero 80 del 2021. Il ministero dell’Interno rispose che non c’era l’obbligo di prevedere l’accantonamento, e lo stesso ha detto la Corte dei Conti nella delibera 8/2022 della sezione delle Autonomie. Ora invece si cambia registro. Quindi dall’oggi al domani ci troviamo a dover coprire un disavanzo da 25 milioni. Un imprevisto normativo che piomba in un momento già complicato dal caro energia e dalla spirale dell’inflazione. Queste anticipazioni sono state contratte quando fu varato il Dl 35 del 2013. Allora non ero sindaco, quindi ereditiamo a distanza di dieci anni questa zavorra di cui non abbiamo nessuna responsabilità né politica, né amministrativa. Non vorrei vedermi costretto a denunciare chi ha amministrato in precedenza.

Come se ne esce, secondo lei?

La questione riguarda molti Comuni medi come il nostro, Caserta, Cosenza, Terni, e tutti gli enti che sono alle prese con Piani di riequilibrio che ora diventeranno impossibili da chiudere. Ho ottenuto che questo problema fosse messo all’ordine del giorno del Consiglio direttivo dell’Anci di lunedì prossimo. Chiederemo che il Governo vari un Fondo speciale per finanziare questi appostamenti per i Comuni dissestati o in riequilibrio.

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