Amministratori

Meno responsabilità ai sindaci e più revisori nei Comuni: ecco la riforma degli enti locali

Pronta la riforma del Testo unico degli enti locali attesa da 20 anni

di Gianni Trovati

Ai sindaci solo le responsabilità «politiche» della gestione del Comune, concentrando quelle amministrative sui dirigenti. Si alza da 3mila a 5mila abitanti la soglia di popolazione che dà diritto al terzo mandato, che diventa possibile in tutti gli enti locali se uno dei primi due è durato meno di due anni, sei mesi e un giorno per cause diverse dalle dimissioni volontarie. E si trasforma in «incompatibilità» l’attuale «incandidabilità» in Parlamento dei sindaci di Comuni sopra i 20mila abitanti: in pratica, non dovranno dimettersi prima di accettare la candidatura, ma lo scioglimento di giunta e consiglio arriverà solo con l’elezione.

È pronta la riforma del Testo unico degli enti locali. Una riforma attesa da 20 anni perché l’attuale Testo unico, del 2000, è stato reso obsoleto sul nascere dalla riforma del Titolo V del 2001 e, poi, dall’agonia infinita delle Province. La riforma, 13 articoli in tutto, è divisa in due capitoli: il primo è una delega al governo, per riscrivere in 9 mesi le regole su fusioni di Comuni, segretari degli enti locali e controlli. Spicca, in questa parte, la riforma integrale dei revisori locali, con il ritorno dei collegi al posto del revisore unico nei piccoli Comuni (la soglia, oggi fissata a 15mila abitanti, sarà rivista al ribasso) e il ripensamento dei criteri di nomina e selezione. La seconda parte ha invece la veste di una legge ordinaria. E contiene appunto le nuove regole sulla politica locale, oltre a un riordino complessivo di Città metropolitane e Province che assegna a questi enti nuove funzioni e per superare il caos attuale allinea a cinque anni la durata del mandato di presidenti e consigli.

Fra le norme ordinarie, che non hanno bisogno di decreti attuativi, il capitolo più intenso è quello dedicato ai sindaci. E poggia prima di tutto sulla definizione del confine fra responsabilità politiche, proprie di questa figura, e responsabilità amministrative da riservare ai dirigenti. È la via per superare quella responsabilità totale affibbiata ai sindaci dall’articolo 50 del Testo unico, che negli anni ha moltiplicato i processi a carico dei politici locali per fatti su cui non hanno il controllo: il caso più recente è quello della sindaca uscente di Torino Chiara Appendino, ma sono tante le vicende di sindaci che sono finiti alla sbarra anche con accuse gravi come l’omicidio colposo per infortuni capitati a cittadini.

Tramonta poi definitivamente l’obbligo di gestione associata delle funzioni per i piccoli Comuni, tentato senza successo dal 2010 e poi finito sotto i colpi della Consulta. Sarà sostituito da piani volontari da definire in 180 giorni sotto la regia regionale.

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