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Milano, cronoprogramma rispettato ma cresce il timore per le gare deserte

Il settore Casa soffre per via degli extracosti sulle materie prime e sull’energia

di Sara Monaci

Primo tagliando alla gestione del Pnrr di Milano per il 2023, l’anno cruciale, quello che dai tecnici comunali e di Anci viene considerato l’arco temporale più significativo, in cui dai progetti si dovrà passare alle gare e ai cantieri, pena una perdita irreversibile di tempo e risorse.

Milano è tra i luoghi più fortunati d’Italia, perché al momento si procede secondo il cronoprogramma, ma all’orizzonte si intravede lo spettro provocato dagli extracosti di energia e materie prime, e cioè il timore che le gare per alcune infrastrutture significative, come le case popolari, vadano deserte. L’avvisaglia c’è già: al bando per il rifacimento di strutture del quartiere Lorenteggio si è presentato solo un offerente; la gara di via Tofano è stata rinviata a data da destinarsi, per la paura che nessuno si presentasse.

Generalmente vengono stimati extracosti pari al 30% in più, ma i valori potrebbero anche salire. I settori dove questa percentuale è destinata ad impattare di più è proprio quello delle costruzioni, tra cui, in primis, quello della casa popolare, di cui c’è in questo momento grande necessità a Milano. Le risorse messe a disposizione per il settore Casa sono pari a 90,48 milioni, per 7 interventi significativi. C’è timore però che le imprese, in difficoltà di fronte a bandi non ancora aggiornati, possano indietreggiare. Per questo non si esclude che a fine anno qualche modifica ai piani riguarderà anche Milano, che potrebbe aver bisogno di spostare denaro da una parte all’altra proprio per aumentare le basi d’asta.

Risorse in più sono già state stanziate a livello nazionale per sostenere l’incremento dei prezzi dei progetti Pnrr. A Milano sono stati assegnati 44,09 milioni nel 2022 e 50,19 nel 2023 (sulla base dell’indice Foi), ma il timore diffuso a Palazzo Marino è che potrebbero non bastare.

Andrà invece meglio il settore della mobilità, dove il 50% dei progetti è stato già avviato, in particolare la transizione verso una flotta di mezzi pubblici completamente elettrica. In generale questo comparto beneficerà di 545,30 milioni, con 29 interventi, e quindi sarà il vero protagonista del Pnrr.

Alla cultura andranno invece 103 milioni (3 interventi), mentre al verde e all’ambiente 68 milioni (19 interventi). Infine 95 milioni alle scuole e al settore educazione; 23,6 milioni al Welfare e 19,5 milioni alla digitalizzazione.

«Qualsiasi governo avrebbe avuto difficoltà nella fase di attuazione del Pnrr, perché è il sistema Italia a essere fragile - spiega il consigliere comunale Carmine Pacente, presidente della commissione Fondi europei e Pnrr - Certo che se ogni governo modifica la governance del Piano, non aiuta».

A Milano, complessivamente, il Pnrr più il fondo complementare, vale 886,73 milioni, da usare ovviamente entro il 2026. Le gare per lavori infrastrutturali aggiudicate sono state nel 2022 e negli anni precedenti 9; nel 2023 sono 11, mentre quelle attualmente pubblicate sono 16. Altre 16 sono in programma per il futuro. Per servizi e forniture, le gare già aggiudicate nel 2022 sono 4; altre 4 nel 2023, mentre per il futuro sono previste altre 18.

Interessante è vedere i flussi finanziari: sono stati presi impegni di spesa per 771 milioni, di cui 36,6 milioni già liquidati. Intanto la città di Milano ha riscosso 80,2 milioni (sotto forma di anticipazioni).

«Siamo in linea col cronoprogramma - aggiunge Pacente - come abbiamo evidenziato in commissione. Detto questo nessuno può fare previsioni certe su come il caro prezzi impatterà sulle gare».

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