Amministratori

Milano, MM alla fusione con Cap - Verso l'utility lombarda dell'acqua

L'Ato di Milano prepara lo studio preliminare per l'incorporazione

di Sara Monaci

Se ne torna a parlare, dopo molti anni di silenzio. La possibile fusione di Metropolitana milanese (Mm) con il gruppo Cap holding, le due grandi multiutility lombarde, è oggetto di studio dell’Ato di Milano (l’autorità di ambito territoriale ottimale) e ora sembra più vicina. Entro l’estate sarà pronto un report che dovrebbe indicare il percorso e soprattutto i benefici, riscontrabili nei maggiori investimenti.

La controllata di Milano

Metropolitana milanese è controllata dal Comune di Milano e nel tempo ha visto aumentare le sue competenze. Nata per il supporto ingegneristico nella realizzazione delle infrastrutture, da oltre due decenni gestisce l’acqua pubblica della città di Milano, e con Pisapia sindaco si è “ripresa” la gestione delle 23mila case popolari di proprietà comunale, sottraendole alla regionale Aler. Cap holding ha un azionariato composto dai comuni della provincia di Milano, più diversi comuni delle province di Monza, Pavia, Varese e Como, e si occupa di servizio idrico in questi territori, oltre a gestire depuratori e termovalorizzatori. Le due multiutility hanno quindi segmenti di attività che possono condividere e mettere in sinergia.

Una sorta di collaborazione è già iniziata da anni, con il progetto “Water Alliance”. Tuttavia, per motivi più politici che industriali, la parola fusione è sempre stata evitata, sebbene la gestione dell’acqua in provincia di Milano rappresenti un’eccezione nel panorama italiano, visto che generalmente ad ogni provincia corrisponde una sola società idrica.

Il nodo delle tariffe

Ora l’ipotesi di fusione invece torna alla ribalta. Dovrebbe trattarsi tecnicamente di una incorporazione: Cap incorpora Mm in quanto dotata di un patrimonio maggiore. La nuova società dovrebbe essere costituita per due terzi da Cap e un terzo da Mm. Per quanto riguarda le tariffe, ci sarà un nodo da sciogliere, visto che Cap ha una tariffa circa il 30% superiore a quella di Milano (0,9 centesimi a metro cubo contro 0,65 circa). L’ipotesi più probabile è che in un primo momento non vengano modificate, e ogni territorio mantenga la sua. Il beneficio dovrebbe riguardare soprattutto gli investimenti, che potrebbero essere potenziati con la nascita della nuova multiutility.

A supportare il lavoro di studio preliminare sono entrambe le società, e questo fa pensare ad una disponibilità da entrambe le parti. Stavolta dunque i tempi potrebbero essere maturi, anche se va detto che a breve partirà la campagna elettorale per le amministrative di Milano, e quindi i progetti concreti dovranno aspettare la formazione della prossima giunta, in autunno probabilmente.

Dalle società nessun commento ufficiale all’operazione. Si legge solo in una nota pubblicata da Cap che «in data 22 gennaio 2021 il comitato esecutivo ha autorizzato la partecipazione della società alla redazione di uno studio di valutazione delle sinergie gestionali ed economico - finanziarie derivanti dall’unificazione delle gestioni del servizio idrico integrato all’interno dell’ambito territoriale ottimale dell’intera Città Metropolitana. Allo studio, promosso dall’Ufficio d’Ambito della Città metropolitana di Milano, collabora anche MM S.p.A». Questo studio viene definito «la prima tappa di un percorso verso un progetto congiunto di integrazione societaria dei rami d’azienda dedicati al servizio idrico».

Intanto ieri una novità per Cap Holding nel settore della gestione dei rifiuti. Insieme a Agesp, gestore del servizio di Igiene Ambientale nel Comune Busto Arsizio, e a Amga, azienda che fornisce servizi di pubblica utilità ai Comuni dell’Alto Milanese, Cap ha sottoscritto la proposta di acquisto, attraverso una società veicolo, dell’inceneritore di Busto Arsizio, gestito finora dalla partecipata comunale Accam e in grave dissesto finanziario e industriale.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©