Fisco e contabilità

Milleproroghe, un emendamento risolve il rebus delle indennità degli amministratori locali

Fino a fine anno le risorse per l'incremento sono integralmente riconosciute ai Comuni beneficiari anche se le hanno ridotte

di Gianluca Bertagna e Simona Freguglia

La proposta di modifica n. 1.57 al Milleproroghe, approvato dalle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato, introduce il comma 20-bis che prevede che fino al 31 dicembre 2023, le risorse ripartite in base all'articolo 1, commi 586 e 587, della legge 30 dicembre 2021 n. 234 per l'incremento delle indennità degli amministratori locali sono «integralmente riconosciute ai Comuni beneficiari, anche nel caso in cui gli stessi abbiano adottato e approvato specifiche deliberazioni di rinuncia, parziale o totale, della misura massima dell'indennità di funzione prevista dalla normativa al tempo vigente».

Con questo emendamento dovrebbero essere definitivamente chiariti i dubbi sorti nei Comuni, in seguito ai comunicati del ministero dell'Interno del 9 gennaio, del 20 gennaio e del 27 gennaio 2023, sulle modalità di rendicontazione del fondo statale destinato a contribuire ai costi sostenuti dai Comuni per l'incremento delle indennità dei sindaci disposto con la legge di bilancio 2022.

In prima battuta, con il comunicato del 9 gennaio, il Viminale specificava l'obbligo di restituzione del contributo statale, da parte dei Comuni che avevano ridotto le indennità a importi inferiori a quelli previsti dalla legislazione «allora vigente». Posizione mutata nei comunicati del 20 e 27 gennaio, perché si evidenziava che le risorse ripartite sono «interamente destinate» a tutti i Comuni delle Regioni a statuto ordinario, per concorrere, in via esclusiva, al maggiore onere sostenuto dagli stessi per l'incremento delle indennità di funzione dei propri amministratori (su Nt+ Enti locali & edilizia del 3 febbraio).

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