Personale

Ministeri e fisco, nel contratto aumenti da 159 euro al mese

Zangrillo firma l’atto di indirizzo: più spinta ai premi differenziati. Confronto al via il 13, gelo dei sindacati. La Cgil «pronta alla mobilitazione», da Flp «no a firme al ribasso»

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di Gianni Trovati

Con la firma del ministro per la Pa Paolo Zangrillo sull’atto di indirizzo, parte il rinnovo del contratto di quasi 194mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici come Inps, Inail e Aci. Ma la trattativa, che inizierà in Aran il 13 giugno alle 11, non si annuncia semplice. Almeno a giudicare dalle prime reazioni.

I punti centrali del confronto sono due: le cifre degli aumenti, come sempre, e i meccanismi pensati per differenziare i premi in busta paga, dopo il fallimento generalizzato dei tentativi precedenti appena certificato dalla Corte dei conti secondo cui nel 2020-22 voti e incentivi massimi hanno riguardato il 92% dei dipendenti ministeriali (Nt+ Enti locali & edilizia del 21 maggio). «Se queste sono le condizioni del ministro non abbiamo altra scelta che la mobilitazione», ha fatto sapere a stretto giro con il segretario delle Funzioni centrali Florindo Oliverio la Fp Cgil, che contesta l’esiguità delle risorse e il rischio che il ridisegno dei premi moltiplichi i dipendenti penalizzati. Per la Flp l’atto di indirizzo unisce invece ad aumenti troppo leggeri «generiche raccomandazioni di natura più o meno propagandistica» sugli snodi strategici per la Pa: «Non abbiamo intenzione di contribuire con una firma al ribasso a una sostanziale moratoria del rinnovo contrattuale», spiega il sindacato guidato da Marco Carlomagno.

Sul piano economico, le cifre sono la traduzione matematica degli stanziamenti della manovra. Sul tavolo ci sono a regime 555,93 milioni all’anno, per il 77,8% indirizzati a ministeri e agenzie fiscali e per il resto agli enti pubblici nazionali. Distribuita fra i 193.851 dipendenti censiti dall’atto di indirizzo, la cifra produce un aumento medio da 159 euro lordi al mese. Come per gli altri settori della Pa, si tratta del 5,78% della massa salariale, la cui ricaduta effettiva sui singoli stipendi e sulle medie di settore dipende dai livelli salariali di partenza. Nell’amministrazione centrale, poi, il 35% degli aumenti 2024 è stato anticipato per decreto a dicembre.

Dai numeri insomma non arrivano sorprese particolari, e i termini della discussione sono sempre gli stessi. Il Governo rivendica una dote molto più ricca rispetto alle tornate precedenti. Mentre i sindacati rimarcano che in ogni caso è largamente insufficiente per tenere i ritmi dell’inflazione del 2022-24, triennio del nuovo contratto. La questione si intreccia però con la differenziazione dei premi.

Nemmeno questo tema ha i tratti dell’inedito, ma Zangrillo l’ha rimesso al centro dell’agenda rilanciandolo con la direttiva sulla valutazione del novembre scorso. Il rinnovo del contratto è l’occasione per provare a passare ai fatti, e propone un ventaglio di strumenti ampio. Almeno sulla carta.

In sintesi, si chiede di escludere a priori l’idea di pesare l’anzianità di come «esperienza professionale» o di distribuire gli incentivi senza completare prima una valutazione reale. E torna a ipotizzare una «limitata quota massima» prefissata di dipendenti a cui assegnare giudizi e premi migliori; bonus aggiuntivi dovrebbero poi remunerare le attività di «accompagnamento» (coaching e mentoring) dei dipendenti nei confronti dei nuovi assunti, resi numerosi dal turn over spinto dai pensionamenti.

Non solo: con il nuovo contratto il fondo per le risorse decentrate dovrebbe vedere un riequilibrio dalla parte stabile alla componente variabile, quella che serve a pagare i “premi”. L’atto preparato dalla Funzione pubblica chiede infatti di chiudere il meccanismo che alimenta la quota stabile con le indennità di amministrazione del personale uscito l’anno precedente e non riutilizzate per nuove assunzioni, dal momento che il turn over è oggi al 100%; e sottolinea l’esigenza di specificare che questi risparmi, se nati da ritardi nelle assunzioni per esempio per ragioni procedurali, finiscono nella parte variabile; per essere riassorbiti quando il neoassunto arriva.

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