Imprese

Mobilità sostenibile, Italia già in ritardo - Le imprese chiedono l’impegno della Pa

Venturini (EnelX): «Iniziamo con la decarbonizzazione della pubblica amministrazione che sulla mobilità è ferma»

di Sissi Bellomo, Cheo Condina, Jacopo Giliberto e Laura Serafini

Il ministro per la Transizione ecologica ha detto che “dobbiamo cambiare l’infrastruttura e al tempo stesso cambiare il comportamento della gente”. Tutto giusto. Peccato che il ministro sia lui. A lui fanno capo gli acquisti della pubblica amministrazione. Dia l’esempio: iniziamo con la decarbonizzazione della pubblica amministrazione che sulla mobilità è ferma». Francesco Venturini, ceo di EnelX, è un fiume in piena. E, dopo il suo intervento a ruota ,gli altri imprenditori del settore concordano. Alla tavola rotonda sulla mobilità il manager è preoccupato per il grande ritardo che l’Italia sta registrando rispetto agli altri paesi Ue nella sostituzione del vetusto parco di mezzi, sia pubblici che privati. E nella realizzazione dell’infrastruttura di ricarica. «Guardiamo all’infrastruttura di ricarica sulle autostrade. Le legge di bilancio 2021 dice che le società autostradali che hanno una concessione da parte dello Stato devono implementare entro 6 mesi le infrastrutture di ricarica nelle stazioni di servizio. Sono passati 9 mesi e non è successo niente. Vi ricordo che la maggiore concessionaria dello Stato ora è dello Stato. In merito alle carrette che usiamo come autobus per il trasporto pubblico – ricordo che incombono 3 miliardi di multe Ue per l’inquinamento nella pianura padana – bisogna cominciare a fare qualcosa perché siano sostituite. La Pa inizi a fare il primo passo e vedrà che tutti seguiranno».

Pierroberto Folgiero, ad di Maire Tecnimont, non esita. «Complimenti a Venturini, perché la responsabilità sociale dell’azienda è anche dire quello che pensa. Complimenti a Enel che è pronta ad alzare un po’ la voce. Sono assolutamente d’accordo: bisogna cominciare mettere le mani dentro al cofano altrimenti la macchina non parte mai da sola», osserva. Anche Radek Jenilek, presidente e ceo di Mercedes Benz Italia coglie la palla al balzo . «Un grande problema in Italia è la vastità del parto auto molto vecchio, 20 milioni di veicoli euro euro 3 – sbotta -. Anche se passiamo all’elettrico finchè sono in circolazione il sistema non gira, pensiamo alla guida autonoma in mezzo a questi veicoli. Faccio un appello perché il paese adotti un piano strategico complessivo, un’azione concertata per l’industria automotive in Italia per dare davvero a una svolta». Mercedes Benz sta investendo 40 miliardi per arrivare entro il 2030 a emissioni zero. Per Dino Brancale, ceo di Avl Italy «l’elettrificazione non è l'unica strada, l’idrogeno avrà un ruolo centrale nelle sue tre forme: con il motore a combustione interna alimentato ad idrogeno, con fuel cell e combustibili sintetici». Giovanni Brianza, vicepresident di Edison, mette in guardia dal rischio di ripetere con l’idrogeno verde l’errore commesso per le rinnovabili rinunciato a investire sulla tecnologia. «La tecnologia è l’elettrolisi – chiosa -. Mi chiedo se l’Italia giocherà questa partita e chi è il soggetto preposto per sviluppare questa tecnologia in Italia». Mario Zanetti, dg di Costa Crociere ha spiegato che, dopo il varo della prima nave a gas nel 2020, il gruppo farà «il primo test di fuel cell ed entro il 2022 testeremo le batterie a ioni di litio. La nave del futuro, con solare, eolico, metanolo come derivati dell’idrogeno, fuel cell sarà a emissioni zero nell’intero percorso di approvvigionamento».

Far decollare la transizione superando i veti a livello locale è possibile, assicura Vincenzo Colla, forte dell’esperienza come assessore allo Sviluppo economico e alla green economy in Emilia Romagna, Regione che sta sviluppando il Tecnopolo di Bologna. «Il nostro metodo? Noi ci mettiamo la faccia in anticipo e non a piè di lista – afferma Colla –.Non sarebbe male se anche a livello statale ci fosse più programmazione». Fondamentale anche valorizzare la ricerca, favorendone le applicazioni industriali. Come fa Veos, gruppo che offre soluzioni all’avanguardia, spesso nate nei laboratori di università. «Oggi – racconta il ceo Riccardo Bani – puntiamo molto sul biogas, con progetti nel Sud Italia, e sul riscaldamento nelle aree urbane, che in Italia dipende ancora per il 95% da combustibili fossili, offrendo soluzioni che abbinano geotermia e pompe di calore».

Tecnologie di frontiera anche per Fata, gruppo Danieli, che – oltre a realizzare impianti più tradizionali – oggi scommette sulla generazione elettrica a concentrazione solare, con progetti anche in Sicilia: «Si elimina il problema dell’intermittenza delle rinnovabili con accumuli a sali fusi, che immagazzinano calore invece che energia, senza consumare nulla né inquinare nulla», spiega il presidente Andrea Lombardi.

Per agganciare il treno del Pnrr, produrre e utilizzare energia nel modo più efficiente possibile è anche necessario lavorare sulla formazione. A sottolinearlo è Alessandro Gaglione, direttore produzione di Tirreno Power, controllata da Sorgenia e da Engie Italia, che ha circa 2,5 GW di capacità installata tra centrali termoelettriche e rinnovabili. Gaglione ha sottolineato come Tirreno Power abbia stretto collaborazioni con varie Università italiane, tra cui spicca quella di Genova, che ha spazi didattici proprio nella centrale di Vado Ligure. «Oltre all’energia elettrica dobbiamo generare l’energia delle competenze», ha sottolineato Gaglione. La validità dell’accordo è stata ribadita anche dal professore ordinario di fisica tecnica Marco Fossa e dal rettore dell’ateneo ligure Federico Delfino.

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