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Multiutility, Bianco (Iren): «Per Iren prima la ribalta nazionale, poi penseremo alle nozze con un big»

«Siamo la più multiutility delle multiutility. Siamo forti in tutti i principali business del nostro settore e per questo, oggi, abbiamo tante opzioni di crescita per perseguire un nuovo obiettivo: diventare un operatore leader a livello nazionale». Iren è un’azienda diversa rispetto a quella che esattamente 10 anni fa nasceva dalla fusione tra Enia e Iride. Per questo il ceo Massimiliano Bianco annuncia un ulteriore cambio di passo per il gruppo che guida da dicembre 2014 e chiuderà il 2020 rispettando i target di marginalità (Ebitda a 880/890 milioni) e confermando la politica dei dividendi prevista a piano, nonostante il Covid, «a cui abbiamo fatto fronte con grande reattività, ricorrendo allo smart working e garantendo i servizi essenziali grazie al forte tasso di digitalizzazione».

Se in sei anni dividendi e investimenti sono di fatto raddoppiati mentre il debito/Ebitda è calato a tre volte, ora la sfida «è consolidarsi nel Nord-Ovest ma anche identificare filiere in cui primeggiare nel Paese, a partire da quella ambientale», sottolinea il manager. Nel futuro ci sarà anche la fusione con un’altra big? «Si vedrà: i razionali industriali e la potenziale creazione di valore sono innegabili, ma è altrettanto chiaro che l’eventuale input spetta ai soci».

Che cosa significa la sfida “nazionale” per Iren?

Gli ultimi cinque anni per l’azienda hanno visto un’accelerazione del disegno industriale: abbiamo amalgamato diverse realtà creando un operatore multiservizio che valorizza le specificità territoriali. Abbiamo sostituito logiche di campanile con una visione industriale di lungo termine, supportata da un turnaround industriale e finanziario. Via via abbiamo innestato nuove realtà nel gruppo e le nostre prospettive, ferma la leadership nel Nord Ovest, si sono ampliate a livello nazionale.

A che filiere guardate per crescere ancora?

Abbiamo tante opzioni. Con Sorgenia puntavamo a diventare un operatore chiave per la transizione energetica ma non è andata a buon fine. Ora guardiamo ad altre possibilità. Per esempio ai clienti retail, dove cresciamo in modo organico – e il nuovo posizionamento “national”, sintetizzato anche dal nuovo logo presentato ieri, rafforzerà questo trend – ma si creeranno possibili opportunità di acquisizioni tra i “piccoli” in questa fase post Covid. Poi c’è il segmento ambientale e in particolare l’economia circolare dove siamo già leader nella plastica grazie all’acquisto di I.Blu e ci siamo appena aggiudicati Unieco. Un’operazione complessa ma che apre orizzonti nazionali: entriamo in Puglia, Marche e soprattutto Toscana, e ci consolidiamo in Piemonte e in Emilia-Romagna. Infine ci sono le reti acqua e gas: valuteremo opportunità nelle prossime gare, in particolare sui nostri territori di riferimento.

A proposito, sul mercato si parla da tempo di un vostro interesse per la piemontese Egea.

È un operatore capace del nostro territorio, con cui si potrebbe costruire un progetto industriale valido, valorizzandone e rafforzandone le specificità imprenditoriali.

Alla valdostana Cva avete proposto una joint venture sulla generazione rinnovabili, per ora senza esito.

Attendiamo le elezioni di settembre, poi proveremo a riavviare il dialogo: abbiamo idee e asset interessanti per loro, con la possibilità di creare un operatore leader sull'idroelettrico. Un’operazione simile potrebbe anche portarci a razionalizzare il portafoglio di generazione con una variazione del mix.

È ancora tempo di aggregazioni con realtà medio-piccole o sta arrivando il momento di un big bang tra grandi multiutility?

Prima o poi quel tempo arriverà ma non so esattamente quando, dipenderà da tanti fattori. Ci può essere un consolidamento per filiere o anche societario. In ogni caso parliamo di progetti con forti razionali industriali ma che necessitano di chiara visione dai soci di controllo: è giusto siano loro a indirizzare le strategie sulla via che ritengono più corretta, noi manager le realizzeremo al meglio.

Prima di passare il testimone, il presidente di A2A Giovanni Valotti ha parlato del forte razionale di un’aggregazione con Iren.

In qualsiasi progetto, a prescindere dalla controparte, andrebbero valutate le presenze nelle filiere di business e la distribuzione geografica attuale e prospettica così come gli spazi di crescita sul territorio post aggregazione.

Che ruolo possono giocare le multiutility nella ripresa post Covid?

Possiamo spingere gli investimenti, stimolando lo sviluppo sul territorio, e svilupparci su nuove filiere, a partire dall’economia circolare.

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