Fisco e contabilità

Nadef domani al via con debito giù e crescita del 6%

Oggi la cabina di regia politica su conti pubblici, decreto fiscale e manovra

di Marco Rogari e Gianni Trovati

Arriverà domani in consiglio dei ministri la Nota di aggiornamento al Def con il nuovo quadro dei conti pubblici italiani. Che poggia su una crescita al 6%, quasi due punti in più del 4,1% tendenziale stimato nel Def di aprile, e vede quindi il deficit scendere intorno a quota 10% e il debito fermarsi a un livello nettamente più basso del 159,8% ipotizzato in primavera.

L’approdo della Nadef in consiglio dei ministri, dove potrebbe arrivare accompagnata dal decreto legge su fisco e lavoro e forse dalla delega che avvia la riforma fiscale, ancora però a rischio di un nuovo slittamento dopo il primo turno delle amministrative, sarà preceduto oggi da una «cabina di regia politica». Si tratta nei fatti di un vertice di maggioranza, a cui i partiti manderanno i loro capidelegazione, che dovrà discutere non solo dei numeri della Nadef, ma soprattutto della loro ricaduta in termini di spazi fiscali per le prossime mosse di politica economica. Nella legge di bilancio, prima di tutto, ma anche nel decreto legge che le si affianca. Sul tavolo torneranno poi i temi più controversi della riforma fiscale, a partire dal Catasto che spacca la maggioranza. «La tassazione commisurata a valori catastali sbagliati è un’ingiustizia - torna ad attaccare la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra (Leu) -, possiamo fare altri interventi sul fisco e intanto mettere avanti questo».

Il punto in discussione nel vertice di oggi riguarderà in particolare la decisione su come gestire gli effetti di una crescita molto più vigorosa rispetto alle attese di qualche mese fa. Perché sicuramente quasi tutta la quota di minor indebitamento determinato dal rimbalzo del Pil sarà dirottata a migliorare i saldi di finanza pubblica e contenere il debito. Ma il quadro determina ricadute importanti anche sul prossimo anno, per ampliare gli spazi della manovra: in prima fila ci sono naturalmente le misure fiscali, a cominciare dalla riduzione del cuneo o dal superamento dell’Irap per anticipare l’attuazione della delega, che con i saldi attuali avrebbero a disposizione solo un finanziamento da 2,3 miliardi, insufficiente per qualsiasi misura di peso. Ma, come sempre, l’elenco dei pretendenti si allunga man mano che ci si avvicina all’appuntamento con la legge di bilancio: in pista ci sono infatti le misure sulle pensioni, la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive sul lavoro e gli interventi per rafforzare il sistema sanitario.

Le priorità dei diversi partiti che compongono la maggioranza devono però rispettare l’obiettivo chiave del governo, che è quello di rendere il più possibile strutturale la spinta prodotta dal rimbalzo arrivato con la riapertura quasi integrale delle attività economiche.

Per il prossimo anno, la Nadef metterà in agenda una crescita di uno o due decimali superiore al 4%; si tratterebbe di una mini-limatura rispetto al 4,8% calcolato ad aprile, che però partiva da un livello 2021 ritenuto più basso di quello effettivo. Nel 2022, poi, il programma di finanza pubblica indicherà una discesa del debito verso livelli più bassi di quelli calcolati nel Def sei mesi fa.

Dopo il via libera in consiglio dei ministri, la Nota di aggiornamento al Def dovrebbe essere votata in contemporanea da Camera e Senato il 6 ottobre, al termine del consueto ciclo di audizioni.

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