Fisco e contabilità

Nei primi due mesi spesi 1,26 miliardi, il 3,1 per cento dell’obiettivo annuale

Il cammino dei fondi verso l’attuazione resta complicato

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

«Il nostro obiettivo è chiaro: ottimizzare l’occasione del Pnrr, compiendo scelte strategiche, chiare ed efficaci, velocizzando al massimo le procedure e garantendo che le risorse possano arrivare a terra», assicura la premier Giorgia Meloni nella premessa alla prima relazione del suo Governo sull’attuazione del Pnrr.

Il cammino dei fondi verso l’attuazione resta complicato. Lo conferma la tabella 5.1 a pagina 85 della relazione, che indica in 25,74 miliardi la spesa realizzata al 28 febbraio scorso: si tratta del 13,44% delle risorse Pnrr, ma soprattutto di soli 1,259 miliardi in più rispetto al dicembre 2022. In pratica, nei primi due mesi è stato speso il 3,1% dei 40,9 miliardi che il calendario mette in programma per quest’anno, e che promettono i due terzi della crescita del Pil, secondo i calcoli della Corte dei conti.

I numeri vanno maneggiati con una certa cura. Il dato aggiornato a fine 2022, per esempio, è più alto rispetto alle previsioni della Nadef di settembre, ma solo per un effetto ottico legato alla riclassificazione contabile dei crediti d’imposta edilizi chiesta da Istat ed Eurostat. La misura del tasso effettivo di avanzamento si fonda poi sui monitoraggi del Regis, la piattaforma telematica della Ragioneria generale che censisce tutti i filoni del Pnrr e che, come ammesso dallo stesso Governo, ha qualche problema di completezza. Ma anche con queste cautele il quadro è chiaro, e mostra che il decollo della spesa non è ancora avviato e che le uscite effettive finora si concentrano sui vecchi progetti, quelli cioè che erano già previsti dalla programmazione nazionale e sono entrati poi nelle coperture del Recovery Plan. Fra questi spiccano i crediti d’imposta alle imprese e le «piccole opere» dei Comuni, che pur se ora contestate dal Governo hanno già visto pagamenti per 2,5 miliardi.

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