Nel prossimo decreto Aiuti un nuovo fondo per gli enti locali e fino a un miliardo contro il caro-appalti
Il provvedimento sarà in consiglio dei ministri fra venerdì e la prossima settimana
Per compensare il caro-prezzi che sta mettendo in crisi gli appalti fuori e dentro il Pnrr il prossimo decreto con gli aiuti all’economia potrebbe mettere sul piatto fino a un miliardo di euro. I filoni di intervento allo studio del governo sono due: una compensazione vera e propria per gli extracosti registrati dalle imprese nelle gare già aggiudicate, e un cuscinetto per ammortizzare l’impatto della fiammata inflattiva sul prezzario da utilizzare per i nuovi bandi. Nel primo caso, il meccanismo riconoscerebbe una percentuale delle spese aggiuntive, ancora da definire nel lavoro come al solito complicatissimo chiamato a far concordare i fondi disponibili con il ricco elenco delle urgenze da affrontare. Per i nuovi appalti, invece, è in programma una rivisitazione complessiva dei prezzi di riferimento per i 56 materiali: che verranno raggruppati per famiglie, prevedendo espressamente anche un costo specifico per le costruzioni dove oggi manca.
Le riunioni tecniche sul nuovo decreto sono riprese ieri mattina al ministero dell’Economia. Ma la centralità del capitolo appalti è confermata anche da un vertice serale a Palazzo Chigi con le prime linee del ministero delle Infrastrutture.
Ma come sempre, si diceva, la quadratura del cerchio è impresa complicata; e potrebbe far allungare i tempi di gestazione del provvedimento, che non arriverà domani in consiglio dei ministri ma è atteso fra venerdì e i primi giorni della prossima settimana.
Le incognite riguardano ovviamente i costi delle singole misure. Alcune delle quali sono complicate da limitare ex ante. In particolare, crescono a vista d’occhio i numeri attesi per i profughi dall’Ucraina, e le difficoltà dei sistemi comunali nel gestire la nuova emergenza. Il livello a cui si fermerà il contatore è cruciale per gli equilibri complessivi del decreto, che poggia sui 6 miliardi di spazi fiscali messi a disposizione dal Def e non ipotecati dalle esigenze di copertura del provvedimento taglia-prezzi del 1° marzo.
Il cuore del nuovo decreto, il quarto sullo stesso filone da inizio anno, sarà l’energia. Tra i compiti del provvedimento ci sarà quello di allungare, probabilmente fino alla fine di giugno, il freno da 25 centesimi alle accise (30,5 Iva compresa) per ogni litro di benzina o gasolio, ora in scadenza il 2 maggio. Una fetta della copertura arriverà ancora una volta dall’extra-gettito Iva: a disposizione c’è però solo quello di marzo, per cui anche questa misura assorbirà una fetta del deficit a disposizione. In fatto di energia si lavora poi alla replica delle principali misure attivate fin qui, che potrebbe essere affiancata da un rafforzamento del credito d’imposta a favore delle imprese energivore, oggi al 25 per cento.
Il nuovo giro di aiuti riguarderà anche gli enti locali che nelle settimane scorse hanno recapitato in modo chiaro la loro agitazione per il caro-bollette a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia. A Via XX Settembre si lavora a un fondo da 3-500 milioni per sostenere i conti locali. Ma qualche novità potrebbe arrivare anche per la richiesta avanzata a più riprese dai sindaci di liberare gli avanzi di bilancio con l’obiettivo di puntellare la nuova emergenza. A prefigurarla è la bozza della risoluzione al Def che la maggioranza voterà oggi alla Camera e al Senato, e che chiede al governo di aiutare le amministrazioni locali anche con forme di «flessibilità di bilancio». Lo stesso testo indica anche l’esigenza di continuare a sostenere il sistema sanitario.
Nel menù rientra poi il rifinanziamento del fondo Pmi, con l’obiettivo di intervenire soprattutto per le imprese più esposte all’import-export con Russia e Ucraina, e il rafforzamento delle garanzie pubbliche sui prestiti; oltre alla possibile proroga a settembre, già anticipata su queste pagine, dei termini per utilizzare il super-bonus nelle villette con il completamento di almeno il 30% dei lavori.