Fisco e contabilità

Nella «salva-conti» degli enti locali in due mosse rischio esclusione dei prestiti 2015

di Gianni Trovati

L’intervento del sostegni-bis che dopo un travaglio più lungo del previsto ha imboccato la strada verso il consiglio dei ministri consentirà agli enti locali di chiudere i rendiconti 2020 e i preventivi 2021-23 senza tener conto degli effetti prodotti dalla sentenza 80/2021 della Consulta. Nella sua versione iniziale, il decreto potrebbe portare solo la norma-ponte anticipata su NT+ Enti locali & edilizia di lunedì scorso. Anche se ormai è in fase di costruzione avanzata anche la soluzione a regime, che permetterebbe di far rientrare nel riaccertamento straordinario anche l’extra-deficit prodotto dalla gestione delle anticipazioni.

Il meccanismo, su cui come da previsioni si sta dirigendo la scelta del governo per il vantaggio prodotto da un intervento contabile a costo zero, deve affrontare due problemi. Uno pratico e uno politico.

Il primo è legato al fatto che il riaccertamento straordinario realizzato a suo tempo per accompagnare le amministrazioni locali verso la nuova contabilità abbraccia un arco temporale che si chiude con il rendiconto 2014. Questo orizzonte permette di coprire il grosso delle anticipazioni, utilizzate fra 2013 e 2014, ma esclude l’ultima tornata, quella del 2015, accesa dal Dl 78 di quell’anno. Una tornata piccola, che da sola non determina un colpo generalizzato ai bilanci locali. Ma potrebbe creare qualche problema ai singoli enti che erano saliti su quell’ultimo giro di prestiti.

Il problema politico nasce invece dal fatto che, in pratica, la trovata contabile che riporta l’extradeficit da fondo anticipazioni sotto l’ombrello del vecchio riaccertamento straordinario riapre le porte del ripiano trentennale che erano state appena chiuse dalla Corte costituzionale. Proprio per questo il cantiere della norma è accompagnato da una fitta rete di confronti informali con i magistrati contabili e costituzionali. Ma alla fine, anche per ragioni di etichetta procedurale, governo e maggioranza potrebbero decidere di affidare al Parlamento il compito di portare a termine questo correttivo, sotto forma di emendamento alla legge di conversione. Per gli aggiustamenti sui conti locali prodotti dalla norma a regime, le amministrazioni avrebbero comunque tempo fino alla salvaguardia degli equilibri a fine luglio.

L’ennesima bordata costituzionale ai conti comunali ha comunque ravvivato il dibattito sull’esigenza di trovare nuove regole per gestire le difficoltà contabili degli enti in crisi. Una prima mossa dovrebbe arrivare sempre dal decreto sostegni-bis, con un rifinanziamento fra i 500 milioni e il miliardo (le cifre dipendono dall’assetto definitivo delle coperture) per il fondo destinato ai Comuni in deficit strutturale. La platea dei beneficiari si allarga perché alla ripartizione dovrebbero partecipare anche gli enti della Sicilia e quelli il cui piano di riequilibrio è ora all’esame della Cosfel che precede l’arrivo in Corte dei conti. Il nuovo finanziamento, nelle intenzioni del governo, sarà il prologo per un intervento a regime, messo in programma per la legge di bilancio. Ma presto andrà riaperto il dossier sull’accollo statale dei debiti locali e sulla riforma di dissesto e predissesto.

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