Urbanistica

Nicolò Rebecchini (Acer): Autocertificazione degli interventi e silenzio assenso

Impensabile attendere che la Pa si strutturi, istruisca e formi il personale e modifichi le procedure

immagine non disponibile

di G.Sa.

«Lo smart working è un'esigenza ormai conclamata, inizialmente dettata dalla necessità di gestire il lavoro a distanza a seguito dell'emergenza sanitaria e ormai destinata a diventare la modalità lavorativa più diffusa. A fronte degli innumerevoli vantaggi che possono derivare se di questo strumento se ne fa virtù (efficienza, trasparenza, snellimento delle procedure e quindi dei tempi), lo smart working applicato alla pubblica amministrazione non dà ancora minimamente i risultati sperati». Il presidente dell'Acer, Nicolò Rebecchini, non nasconde la preoccupazione per il periodo che si apre. «Purtroppo - dice - constatiamo quotidianamente questa difficoltà nel settore edilizio, in tutti quei rapporti che richiedono ancora del contatto diretto con la pubblica amministrazione». L'impresa è la prima a soffrire dei ritardi che si generano, con danni anche seri.

«Per chi fa impresa - dice Rebecchini - è impensabile attendere che la Pa si strutturi, istruisca e formi il personale e modifichi le procedure per lavorare in modo virtuoso con tale modalità. Servono scelte coraggiose, per non farci sopraffare dal fattore tempo e stritolare da procedure farraginose: come in tutti i paesi del nord Europa, affidiamo ai soggetti proponenti l'obbligo di certificare il rispetto delle regole, delegando alle amministrazioni il solo controllo; riduciamo i tempi dell'autotutela: un istituto che consente alle amministrazioni di intervenire entro diciotto mesi, è incompatibile con i processi edilizi. In diciotto mesi, un edificio "viziato" viene realizzato, concluso e immesso sul mercato. Non si può restare in attesa. E insieme a noi, vittime della burocrazia, diventano anche le stesse amministrazioni che, spesso, non riescono ad incassare neanche gli introiti previsti da talune procedure, come le affrancazioni dai prezzi massimi di cessione, i condoni edilizi, solo per fare alcuni esempi eclatanti».

L'auspicio è che ci sia «un vero salto di qualità di tutti gli attori coinvolti, tra questi gli istituti di credito, che guardano ancora con totale diffidenza l'istituto dell'autocertificazioni e i silenzi assensi. Perché non utilizzano proprie strutture esterne di controllo come sta avvenendo per accertare i bonus del 110%?». Serve un intervento normativo, quindi. «È quello che ci saremmo aspettati da un vero decreto Semplificazioni: poche righe di indirizzo cui Comuni, Regioni, Enti pubblici in genere, avrebbero dovuto adeguarsi. Dobbiamo invertire il paradigma e i protocolli fino ad oggi utilizzati: acceleriamo i processi decisionali, responsabilizziamo il privato e lasciamo il controllo alle amministrazioni. Solo così lo smart working farà la differenza e renderà l'amministrazione pubblica più competitiva. Ed è solo con la competenza che si può ripartire». Rebecchini ricorda la notizia di questi giorni che il comune di Roma ha affidato all'esterno l'etichettatura delle pratiche svolte dai suoi dipendenti. «I dipendenti, si dice, non sono competenti ad effettuare tale lavoro. Una situazione del genere ha del paradossale, sulla quale inviterei i sindacati a riflettere».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©