Niente smart working per evitare il green pass - Ecco le istruzioni del governo sui controlli

Niente Smart Working per il dipendente pubblico senza Green Pass. Il lavoro agile non potrà essere utilizzato come strumento per aggirare l'obbligo di certificato verde che dal 15 ottobre sarà generalizzato per tutto il mondo del lavoro nella Pa (e nel privato).

La precisazione arriva dalle bozze di Linee guida realizzate dai ministeri per la Pa e della Salute per guidare le amministrazioni nei controlli sul Green Pass che accompagna il ritorno generalizzato in presenza nel Pubblico impiego.

Controlli su cui le Linee guida dettano condizioni rigide. Le verifiche dovranno essere preferibilmente per tutti, all'ingresso in ufficio. Quando questo non è possibile, si apre la strada dei controlli a campione; che però dovranno riguardare almeno il 30% dei dipendenti ogni giorno.

In pratica, non esistono deroghe all'obbligo di certificato verde, se non per i soggetti esclusi dal vaccino per ragioni di salute, a patto di attestazione medica sulla condizione. I titolari dei controlli sono i dirigenti di vertice di ogni amministrazione: che potranno individuare dei delegati, con un incarico formale.

La certificazione anti-Covid, spiegano le Linee guida, dovrà essere sempre esibita a richiesta, perché non rientra fra i documenti soggetti ad autocertificazione. L'obbligo riguarda chiunque entri in un ufficio pubblico per ragioni di lavoro, anche se dipendente di una ditta esterna (per esempio di pulizie) che svolge negli uffici dell'amministrazione la propria attività. Solo gli utenti, in pratica, potranno passare senza Green Pass.

Il lavoro agile, che permette di non avvicinarsi all'ufficio, non potrà rappresentare la scappatoia per sfuggire alla sanzione della sospensione da lavoro e stipendio. Perché le amministrazioni nei fatti non potranno concederlo ai dipendenti che non hanno o non vogliono esibire il Green Pass per entrare in ufficio.