Personale

Pa, clausola anti-tagli per la busta paga di chi è in smart working

Nel contratto la garanzia di stipendio pari ai dipendenti in presenza, tranne le voci incompatibili

di Gianni Trovati

Tra i diritti dei dipendenti pubblici in Smart Working ci sarà anche «un trattamento economico non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all'interno dell'amministrazione». Nel calcolo sulla parità di stipendio non entreranno «gli istituti non compatibili con la modalità a distanza», come per esempio l'indennità di turno dal momento che i «lavori in turno» saranno espressamente esclusi dallo Smart Working insieme a quelli che «richiedono l'utilizzo costante di strumentazioni non remotizzabili».

Mentre all'Aran prova a entrare nella fase finale la trattativa con i sindacati sul nuovo contratto di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici (le «Funzioni centrali», che sulla parte ordinamentale fanno da apripista per tutta la Pa), arriva alla firma del premier Draghi il Dpcm per il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici anticipato su NT+ Enti locali & edilizia di ieri. Contratto e Dpcm vanno solo apparentemente in direzioni divergenti. Perché il compito del decreto è di ribaltare la logica emergenziale fra il lavoro in presenza, che tornerebbe a essere la «modalità ordinaria», e quello agile che sarebbe riportato nel ruolo di eccezione alla regola. Un'eccezione, però, non marginale, e per la prima volta fondata appunto su una base contrattuale solida con l'intesa chiamata a fissare la nuova disciplina a regime.

Nel tentativo di accelerare ieri l'Aran ha superato la fase delle bozze monotematiche presentando un testo di 49 pagine che contiene i capitoli principali del nuovo contratto. Sul tavolo continuano a mancare le tabelle con gli importi del nuovo tabellare e dei «differenziali stipendiali di progressività», che andranno a sostituire le vecchie progressioni economiche. Il tempo per rispettare l'obiettivo di far entrare in vigore il contratto entro il nuovo anno stringe. Il negoziato ripartirà fra due settimane per provare a chiudere gli aspetti ancora controversi. Che non sono marginali.

Sullo Smart Working, la bozza enfatizza l'allineamento alla disciplina del lavoro in presenza. Rispondono a questa logica la «clausola anti-tagli», la parità in termini di promozioni, premi e formazione e la previsione che il lavoro agile, con natura «consensuale e volontaria», è aperto a tutte le tipologie di contratto, a tempo determinato o indeterminato, pieno o parziale. A regolarlo sarà l'accordo individuale, che potrà essere a termine o senza scadenza; e potrà essere cancellato in via unilaterale senza preavviso in entrambi i casi, come precisato meglio dalla bozza di ieri. Peso e platea saranno decisi dalle amministrazioni nei loro Piani organizzativi, ma resta l'indicazione di riservare un occhio di riguardo a disabili, caregiver e genitori di bambini fino a tre anni.

Gli altri fronti aperti riguardano i nuovi ordinamenti e i «differenziali stipendiali» che per il nuovo contratto dovrebbero premiare la «professionalità» acquisita sul campo. Il nuovo “premio”, che entrerà nel tabellare, sarà distribuito in base a graduatorie formate con la media aritmetica delle ultime tre valutazioni individuali, in una selezione a cui potranno partecipare i dipendenti che non hanno subìto provvedimenti disciplinari negli ultimi due anni (erano tre anni nelle prime bozze). Su questi punti Cgil, Cisl e Uil chiedono «un mix più equilibrato fra elementi discrezionali ed elementi oggettivi» nella valutazione; la Flp teme che il tutto si traduca in «una revisione al ribasso» degli ordinamenti, e chiede una «revisione integrale» del testo sullo Smart Working per non «equipararlo di fatto» al telelavoro.

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