Amministratori

Pa digitale, Italia davanti a Germania, Francia e Spagna

Osservatorio Politecnico di Milano: completato il 17% di milestone e target previsti

di Andrea Carli

Il digitale chiama. E l’Italia risponde, forte dell’effetto volano connesso al Pnrr. Ma non mancano le sfide, soprattutto sul fronte della Pubblica amministrazione. Basti pensare che il Piano italiano dedica al digitale un’intera missione del valore di 40 miliardi di euro, a cui si sommano le iniziative di digitalizzazione presenti nelle altre sei missioni, per un totale di 48 miliardi.

Il quadro è positivo. Secondo un’indagine dell’Osservatorio agenda digitale della School of management del Politecnico di Milano, «con 30 di 173 milestone e target già realizzati al 16 dicembre 2022, l’Italia è il Paese più avanti in Europa nella realizzazione della trasformazione digitale prevista nel Pnrr. Abbiamo completato il 17% di milestone e target previsti; tale percentuale è pari al 10% per Spagna e Francia e a 0 per 15 Paesi (compresa la Germania)».

In tutto questo la pubblica amministrazione ha un ruolo di primo piano. Almeno il 60% delle risorse associate al Piano italiano (33%, nel caso di quelle dedicate alla missione 1, specificatamente indirizzata alla transizione digitale) sono destinate a Pa centrali (ad esempio l’Inps), Pa locali (ad esempio i Comuni) o imprese pubbliche (ad esempio Trenitalia). «Bisogna assicurarsi che i quasi 10 miliardi di euro dedicati nel Pnrr italiano alla trasformazione digitale della nostra Pa siano spesi in modo efficace ed efficiente - si legge nel documento elaborato dal Politecnico -, monitorandone l’impiego nel tempo.

Diversi interventi previsti nel Piano, come ad esempio quelli relativi alla migrazione al cloud o ai rifacimenti dei siti web, prevedono l’erogazione agli enti locali di voucher dal valore economico consistente a fronte dell’ottenimento di quanto concordato con il Dipartimento per la trasformazione digitale (ad esempio circa 29.000 euro per il rifacimento del sito web di un Comune con meno di 5.000 abitanti). Nei prossimi mesi - sottolinea ancora l’indagine - sarà importante seguire le procedure di appalto relative al Pnrr e confrontarle con quelle concluse prima dell’avvento del Piano, per verificare che si stiano impiegando le sue risorse in modo efficace ed efficiente». La partita non è delle più facili. Nei 13 milestone e nei 27 target da realizzare nel 2023, ricorda l’Osservatorio, rientrano la completa digitalizzazione di tutto il ciclo di vita dei contratti pubblici (uno dei pilastri della riforma del Codice dei contratti pubblici) e target importanti sui tempi di aggiudicazione delle gare pubbliche, su quelli per realizzare quanto in esse previsto e sulla gestione dei relativi pagamenti.

D’altro canto, l’indagine pone l’accento sull’esigenza di superare i problemi che da sempre caratterizzano il mercato di soluzioni digitali alla Pa italiana. Se la gran parte delle risorse del Pnrr, è infatti il ragionamento, è destinata alla Pa, questa acquista da aziende private sostanzialmente tutte le sue soluzioni digitali (5,7 miliardi di euro nel 2021, grazie a un’analisi di circa 210.000 contratti pubblici). Tuttavia, il 67% della spesa pubblica in servizi digitali è concentrato nelle mani di 50 fornitori e il 31% nelle mani dei primi 5, mentre sono necessari mediamente 134 giorni (pari a circa 4 mesi e mezzo) per assegnare una gara pubblica di soluzioni digitali.

Di qui, la conclusione: «È necessario ripensare ai meccanismi di progettazione e risposta delle gare pubbliche, troppo spesso disegnate con la preoccupazione di prevenire ricorsi e contenziosi e portare competenze di approvvigionamento all’interno di tutte le Pa».

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