Personale

Pa, è boom di concorsi ma scoperto il 16,5% dei posti

Due milioni di candidati alle selezioni 2021-22, ma nel 41% dei casi si partecipa a più di un bando. Buchi record fra gli architetti e gli ingegneri: il 71,6% delle posizioni resta vacante

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

La Pubblica amministrazione torna ad assumere. La macchina dei concorsi è ripartita a ritmi decisamente più intensi anche rispetto all’epoca pre-Covid, complice l’entrata a regime dello sblocco del turn over e la semplificazione delle procedure; ma si trova spesso a contendersi una platea limitata di candidati in una concorrenza inedita fra amministrazioni. Il fenomeno emerge chiaro dall’analisi contenuta nel rapporto annuale che sarà presentato oggi dal Formez. Per l’occasione, l’ente guidato da Alberto Bonisoli ha voluto allargare il quadro rispetto al tradizionale censimento delle proprie attività, per indagare le dinamiche di una Pa alle prese con la ripresa post pandemica e il «rafforzamento amministrativo» del Pnrr: una miniera di dati spesso sorprendenti.

Proprio dal Formez passa infatti una quota crescente delle procedure di selezione del personale pubblico. Dal 2010 al 30 giugno 2022 l’ente ha gestito 168 bandi di concorso, ma 124 bandi si concentrano nel 2021-2022, quando sono state cercate 39.759 persone divise in 257 profili. Per i bandi dell’ultimo biennio sono state presentate oltre 2 milioni di candidature, che spesso però sono multiple: 641mila hanno partecipato ad almeno un concorso, 265mila a più di uno. Il 41,5% del totale ha fatto dunque domanda per più selezioni, e quasi 60mila persone hanno corso per almeno 5 posizioni diverse. Fra i collezionisti di candidature, poi, si segnalano i 1.381 casi di persone che hanno superato quota 15 concorsi.

La cifra è più di una curiosità. Perché segnala appunto l’emergere di una nuova forma di concorrenza fra le pubbliche amministrazioni, in cui “vince”, nel senso che riesce a trattenere il vincitore, chi è in grado di presentare l’offerta migliore in termini di sede, retribuzione e prospettive di carriera. La geografia ha in questo un ruolo importante, dal momento che il 68% degli aspiranti dipendenti pubblici (e il 61% degli idonei) risiede al Sud e spesso non è disposto a un trasferimento a Nord in assenza di retribuzioni e servizi adeguati.

In un quadro di questo tipo un vincitore su quattro ha superato più di una prova. E si trova dunque di fronte alla possibilità di scegliere il posto migliore. Si spiega così l’emergere di una difficoltà crescente nel coprire integralmente le posizioni messe a bando. Oltre il 27% delle procedure totali non è infatti riuscita a riempire tutte le caselle messe a concorso. In totale il tasso di scopertura si è attestato al 16,5%, ma la media è figlia di dinamiche diverse. A soffrire di più è prima di tutto il tempo determinato, caratteristica fondamentale delle selezioni del Pnrr come imposto dalle regole europee: in questi casi infatti le caselle che rimangono vacanti dopo la selezione arriva al 20%, cioè il doppio di quel che accade quando l’assunzione è a tempo indeterminato. Ma i numeri cambiano molto anche in base al profilo. Quando le Pa cercano tecnici statistici e informatici, 6 concorsi su 10 restano vacanti. Lo stesso accade nel 50% dei casi quando il bando punta agli ingegneri e agli architetti con il risultato che il 71,6% dei posti rimane scoperto. La falla si apre quindi proprio nei filoni più strategici per l’attuazione del Pnrr. Ma va detto che, a sorpresa, nemmeno l’area giuridico-amministrativa, cuore tradizionale della vecchia Pa, riesce a fare l’en plein, lasciando vuoto il 14,6% delle posizioni.

Ma c’è un altro dato indicativo: a concorrere per un posto pubblico negli ultimi due anni non sono i giovanissimi, dal momento che l’età media dei candidati supera i 40 anni. L’aspirante tipo è quindi una persona di mezza età, in genere laureata (80%) e, sempre più spesso, donna (58,3%): un identikit importante per capire quali sono le esigenze da soddisfare per trattenere i nuovi ingressi nella Pa e soprattutto per attrarre chi oggi non volge lo sguardo verso un lavoro nelle amministrazioni.

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