Personale

Pa, organici giù tranne che a scuola dove però diminuiscono gli studenti

In classe 603mila ragazzi meno del 2011 ma i crescono di 168mila i dipendenti

di Gianni Trovati

Gli organici nella pubblica amministrazione sono calati o crollati a seconda dei comparti, con l’unica eccezione della scuola dove invece a ridursi è il numero di studenti. La causa della caduta di volume del personale pubblico è ovviamente nelle politiche di spending review che sono state adottate dopo la crisi del debito pubblico, grosso modo dal 2008 in poi, che però non hanno ridotto l’incidenza della spesa di personale arrivata anzi nel 2020 al picco dell’ultimo decennio (10,1% del Pil) per poi ridursi di quattro decimali grazie al rimbalzo della crescita. Perché com’è naturale i contratti sono dovuti ripartire, e pur avendo cumulato un ritardo strutturale che si fa sentire ora in tempi di inflazione in corsa, hanno rialzato le uscite (la media complessiva delle retribuzioni è ora a 37.364 euro all’anno)

Il nuovo «Conto annuale del personale», il rapporto che ogni dodici mesi la Ragioneria generale dello Stato pubblica per rendere una fotografia sempre più dettagliata del mondo dei dipendenti pubblici, è una miniera di paradossi. Che spiegano con l’efficacia dei numeri l’affanno con cui la Pubblica amministrazione italiana è arrivata ad affacciarsi al Pnrr, e anche la fatica che sta mostrando nei tentativi di superarlo.

Gli effetti del lungo gelo nel reclutamento emergono chiari nel confronto decennale fra la situazione a fine 2021, solo scalfita dalle assunzioni Pnrr degli ultimi mesi, e quella del 2012.

Le Funzioni centrali, in pratica i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti pubblici non economici come Inps o Inail, hanno perso nel periodo quasi un quarto del personale (-23,5%). Regioni ed enti locali ne hanno lasciato sul terreno più di un sesto (-15,7%) e nemmeno alla sanità è bastata l’emergenza pandemica più grave dell’ultimo secolo per raggranellare un segno positivo: i contratti firmati a rotta di collo nel tentativo di gestire l’attacco del Coronavirus hanno certo contenuto il saldo negativo ma senza azzerarlo, segnano un -0,4% nel paragone con dieci anni fa.

In direzione opposta è andata solo la scuola. Che oggi ha il 15,3% in più di dipendenti rispetto al 2012, in un boom alimentato però soprattutto dai precari che sono balzati dai 150mila scarsi del 2015, quando si sono fatte sentire le massicce immissioni in ruolo di quel periodo, ai 275mila del 2021, dato che sfonda anche il picco storico del 2006.

Questo andamento, nota la Ragioneria generale, «è opposto a quello della popolazione studentesca», che nei censimenti del ministero dell’Istruzione è diminuita di 603mila persone (-6,7%) mentre i dipendenti del comparto dominato dalla scuola crescevano di 168mila unità (+13,3%).

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