Fisco e contabilità

Pagamenti Pa, la Ue mette in mora l’Italia sulla giustizia

Nel mirino le spese per le attrezzature per le intercettazioni

di Beda Romano

É tornata improvvisamente d'attualità l'annosa questione del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione. La Commissione europea ha annunciato ieri di avere inviato al governo italiano una lettera di messa in mora a proposito della direttiva del 2011 che regolamenta tempi e modi dei versamenti delle fatture commerciali. Si tratta della prima tappa di una procedura di infrazione, che in ultima analisi può giungere fino alla Corte europea di Giustizia.

La direttiva sui ritardi di pagamento obbliga le autorità pubbliche a pagare le proprie fatture entro 30 giorni (o 60 giorni per gli ospedali pubblici). Secondo la direttiva sui ritardi di pagamento, approvata ormai dieci anni fa, nel 2011, le autorità pubbliche hanno un obbligo particolare di pagare i loro fornitori in tempo e «dare il buon esempio nella lotta contro la cultura del cattivo pagamento nell’ambiente commerciale», ha spiegato ieri la Commissione europea.

Secondo l'esecutivo comunitario, la normativa italiana sulle spese delle autorità giudiziarie esclude dal campo di applicazione della direttiva il noleggio di apparecchiature per le intercettazioni nelle indagini penali. La Commissione ritiene che l’esclusione di tali transazioni dal campo di applicazione del testo legislativo costituisca una violazione della direttiva stessa, in quanto priva le società di noleggio di ricorrere ai diritti previsti dalla direttiva.

In buona sostanza, la procedura di infrazione non riguarda tanto l'applicazione della direttiva in sé, quanto norme nazionali che non sono conformi al testo comunitario. L’Italia ha ora due mesi per rispondere alla lettera e prendere le misure necessarie. Se scaduto questo termine, la Commissione europea continuerà ad essere insoddisfatta della situazione potrà inviare al governo italiano una opinione ragionata e successivamente fare ricorso dinanzi alla Corte europea di Giustizia.

Il tema dei pagamenti ritardati della pubblica amministrazione è antico. L'Italia è stata condannata dalla Corte europea di Giustizia nel gennaio del 2020 per il non rispetto della direttiva (si veda Il Sole/24 Ore del 29 gennaio 2020). Una altra procedura, tuttora aperta, riguarda il codice dei contratti pubblici che prevede un termine per i pagamenti di 45 giorni, anziché i 30 previsti a livello comunitario. L'iter in vista di una modifica è attualmente in corso.

All'inizio dell'anno, il centro-studi della Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre, ha calcolato che nel 2020, l'anno in cui scoppiò la pandemia, ben 10 ministeri su 12 hanno pagato i propri fornitori in ritardo rispetto alle disposizioni previste dalla direttiva europea.

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