Imprese

Pechino vara un fondo da 44 miliardi di dollari per l'edilizia

La crisi del mattone in Cina: anche Evergrande tra i costruttori che verranno finanziati

di R. Sor.

Un fondo per aiutare i costruttori e la classe media cinese. Il governo di Pechino ha varato un fondo immobiliare per aiutare le imprese del settore, altamente indebitato. Le dimensioni del fondo potranno raggiungere i 300 miliardi di yuan, circa 44 miliardi di euro, anche se inizialmente sarà dotato di risorse per 80 miliardi di yuan, anche grazie - almeno secondo una fonte sentita dall’agenzia di stampa Reuters - al sostegno della Banca centrale, la Banca del popolo cinese (BpoC). Come primo passo, la China Construction Bank, di proprietà pubblica, contribuirà infatti per 50 miliardi al fondo, ma chiederà poi alla BpoC di poter accedere a una delle sue re-lending facility, un fondo con cui la banca centrale finanzia le aziende di credito che hanno concesso prestiti in alcuni settori-obiettivo a tassi bassi.

La speranza del governo cinese è che altre banche possano seguire la Ccb, in modo da poter dotare il fondo di 200-300 miliardi di yuan. Le risorse saranno utilizzate per finanziare il completamento dei progetti, soprattutto residenziali, lasciati incompiuti per l’ondata di fallimenti, in modo da poterli poi cedere alle famiglie, anche in affitto. Più di una dozzina di sviluppatori - e tra questi la China Evergrande - dovrebbero essere quindi finanziati attraverso la sottoscrizione di asset da loro emessi. In alternativa il fondo potrà direttamente acquistare immobili.

La settimana scorsa anche la Zhengzhou Real Estate ha creato con la Henan Asset Management un fondo da 20 miliardi di yuan per acquistare 50mila unità immobiliari e concederle in affitto.

Il settore immobiliare - che copre un quinto circa dell’attività economica del Paese - è in crisi da diversi mesi e, da fattore di crescita, si è trasformato in un freno nell’ultimo anno. Non è mancata una vera e propria rivolta dei proprietari di case della classe media: alcuni hanno visto il valore degli propri asset scendere rapidamente ma a molti di loro non è stato ancora consegnato l’appartamento acquistato e almeno in parte pagato a causa dei numerosi fallimenti. Almeno 24 dei maggiori gruppi del Paese è sull’orlo del collasso finanziario.

La rivolta è stata accompagnata, per la prima volta, da un boicottaggio dei mutui, che ha coinvolto prestiti per un valore stimato in circa 300 miliardi di euro e almeno 90 città della Cina. Il governo avrebbe allo studio anche una moratoria sulle rate: la possibilità di interrompere i pagamenti dei progetti in stallo.

Alcuni analisti, ascoltati dalla Reuters, ritengono che gli 80 miliardi del fondo non saranno sufficienti: «Credo - ha detto Larry Hu della Macquarie - che il fondo sarà una parte di un pacchetto di misure più ampio per risolvere l’attuale crisi dei debiti e dei mutui». Pechino starebbe considerando anche l’emissone di bond per finanziare la ristrutturazione delle baraccopoli.

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