Urbanistica

Per impugnare il titolo edilizio rilasciato dal Comune non basta la vicinitas

Se non si dimostra in concreto l'effettivo pregiudizio subìto dall'intervento

di Pippo Sciscioli

Non è sufficiente il criterio della vicinitas, cioè dello stabile collegamento con l'area interessata, per impugnare il titolo edilizio rilasciato dal Comune nei confronti di un soggetto, se non si dimostra in concreto l'effettivo pregiudizio subìto dall'intervento.

Nella materia dell'edilizia, infatti, il ricorrente deve dimostrare che quanto contestato abbia la capacità di propagarsi sino a incidere negativamente sulla sua proprietà, fornendo la prova concreta del vulnus specifico provocato dall'atto del Comune nella propria sfera giuridica, quale anche il deprezzamento del valore del bene di proprietà.

In caso di mancato assolvimento dell'onere di allegazione del danno subito, ne deriverà il difetto di interesse del ricorrente in sede di giudizio amministrativo con conseguente declaratoria di inammissibilità del ricorso.

La sentenza n. 7136 del Consiglio di Stato prosegue nel solco già tracciato dalla prevalente giurisprudenza secondo cui la mera circostanza della prossimità del manufatto edilizio non è di per sé idonea a radicare l'interesse all'impugnazione del ricorrente, anche in presenza della vicinitas, dovendo egli comunque dimostrare il danno accusato.

Diversamente, invece, in materia ambientale. Qui, venendo in rilievo beni di rilievo costituzionale come la tutela del paesaggio (articolo 9) e della salute umana (articolo 32), si ritiene sufficiente il criterio della vicinitas per l'impugnativa di atti ritenuti lesivi.

Venendo in gioco interventi aventi potenzialità inquinanti e degradanti, la giurisprudenza ritiene che non possa addossarsi sul ricorrente il gravoso onere dell'effettivo danno subito.

Il Tar Emilia Romagna, con la sentenza n. 756, rimarca in questi termini la differenza circa l'impugnabilità di atti a rilevanza ambientale rispetto a quelli a rilevanza edilizia, giungendo poi a definire la vicinitas non necessariamente secondo un criterio di stretta contiguità geografica con il sito assunto potenzialmente dannoso, poiché le esternalità negative possibili di una installazione avente impatto sull'ambiente non si limitano ad investire i soli terreni confinanti.

Ne consegue che costituirebbe una probatio diabolico la dimostrazione a cura del ricorrente, ai fini dell'interesse a ricorrere dinanzi al giudice amministrativo, del concreto pregiudizio all'ambiente prodotto dall'atto ritenuto illegittimo.

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