Urbanistica

Per i piccoli lavori che non ricadono nell'edilizia libera conviene la detrazione (inflazione a parte)

Il committente deve comunque far fronte ai costi per l’asseverazione, il visto di conformità e la pratica di cessione del credito

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I piccoli lavori che non ricadono nell’attività edilizia libera e quelli di importo superiore a 10mila euro sono i più penalizzati dalla stretta antifrodi. In questi casi il committente – pur senza allestire un grande cantiere – deve comunque far fronte ai costi per l’asseverazione, il visto di conformità e la pratica di cessione del credito. E, se molte di queste voci sono modulate in percentuale, è anche vero che c’è spesso un costo fisso iniziale che rischia di erodere la convenienza dell’operazione di cessione. Senza dimenticare che per il bonus facciate tutti questi adempimenti sono sempre necessari, anche per l’attività libera e per i lavori sotto i 10mila euro.

Torna allora in gioco l’uso del bonus in dichiarazione dei redditi, sotto forma di detrazione recuperabile di solito in 10 rate annuali. Una possibilità che però deve fare i conti con l’andamento dell’inflazione, balzata a +4,8% su base annua nella stima provvisoria di gennaio 2022 (indice Nic-Istat).

Per molto tempo l’inflazione è stata un “non problema”. Oggi, invece, basta un piccolo esempio per rendersi conto di quanto potrebbe incidere sul recupero fiscale decennale. Su una spesa di 8mila euro sostenuta nel 2022 e agevolata dal bonus ristrutturazioni, un contribuente ha diritto a detrarre 4mila euro in dieci rate da 400 ciascuna, a partire dalla dichiarazione dei redditi presentata nel 2023. Con un’inflazione al 4% annuo, il valore effettivo della detrazione a parità di potere d’acquisto si ridurrebbe a 3.250. Se invece l’inflazione fosse al 2%, il valore effettivo sarebbe intorno a 3.600 euro.

Sono cifre frutto di ipotesi, ma aiutano a farsi un’idea. È vero che le banche nel loro prezzo d’acquisto incorporano già un’inflazione attesa, ma d’altra parte per un privato può essere conveniente scaricare questo rischio sul compratore. Valutando bene, però, i maggiori costi che ci si deve addossare per l’operazione: se gli 8mila euro diventano ad esempio 9.500 con i costi di cessione, il committente deve farsi carico di altri 750 euro non detraibili.

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