Imprese

Per la sicurezza di ponti e viadotti, monitoraggio integrale entro il 2026

Partono Anas e concessionari: censimento entro quest'anno, analisi rischi entro il 2023. Scadenze lontane per gli enti locali più piccoli (salvo emergenze)

di Massimo Frontera

Al via il programma - di medio termine - per la sicurezza di tutti i ponti, viadotti, rilevati, cavalcavia e opere simili stradali esistenti in Italia. Il ritmo di marcia di questa imponente attività di prevenzione e analisi dei rischi (ed eventualmente intervento) è scandito dalla tabella che si legge alla pagina 91 delle nuove linee guida varate del Mims e pubblicate integralmente in questi giorni sul sito istituzionale (dopo la pubblicazione sulla Gazzetta del 23 agosto scorso del decreto che le approva e le rende vigenti a partire dal giorno successivo).

Il documento tecnico - che include una serie di allegati ed è parallelo a quello dedicato alla sicurezza delle gallerie stradali e pubblicato lo stesso giorno in Gazzetta - scandisce le azioni da fare non in base all'epoca di realizzazione (come nel caso delle gallerie) bensì in base alla titolarità della gestione. I primi a muoversi saranno Anas e concessionari autostradali, a seguire dovranno adeguarsi Regioni, province e città metropolitane, poi toccherà ai grandi e ai piccoli comuni (con più o con meno 15mila abitanti). Anche in questo caso (come per le gallerie) ci sono scadenze differenziate sia per il censimento delle opere, sia per il monitoraggio. Quanto al censimento, l'Anas dovrà completarlo entro quest'anno, gli enti più grandi (Regioni, province e città metropolitane) entro il 31 dicembre dell'anno prossimo. Per tutti gli altri comuni la scadenza e fissata al 30 giugno 2024. La seconda cosa da fare e l'analisi dei rischi rilevanti con contestuale «attribuzione del livello di attenzione», come analiticamente spiegato nelle linee guida. In questo caso le scadenze sono più diluite: i concessionari autostradali devono provvedere entro il 30 giugno 2023, l'Anas entro il 31 dicembre 2023, Regioni, province e città metropolitane entro il 30 giugno del 2025. Più lontane ancora le scadenze per tutti gli altri comuni italiani: i più grandi (oltre 15mila abitanti) devono adempiere entro il 30 giugno 2026, gli altri entro il 31 dicembre 2026.

Anche in questo caso, come per le gallerie, se già c'è una situazione critica o rischiosa, bisogna intervenire subito. «La tempistica indicata - si precisa nelle linee guida - non è applicabile alle opere per le quali, durante le ispezioni obbligatorie o a seguito di segnalazione, sia già stata accertata la presenza di una riduzione evidente della capacità resistente e/o deformativa della struttura o di alcune sue parti dovuta a significativo degrado e decadimento delle caratteristiche meccaniche dei materiali, deformazioni significative conseguenti anche a problemi in fondazione, danneggiamenti prodotti da azioni ambientali (sisma, vento, neve e temperatura), da azioni eccezionali (urti, incendi, esplosioni) o da situazioni di funzionamento ed uso anomale, e per cui deve essere dato avvio immediato alla programmazione delle ulteriore ispezioni approfondite e delle conseguenti operazioni di attribuzione della classe di attenzione e messa in sicurezza».

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