Personale

Personale, così i calcoli sugli accantonamenti per il rinnovo del contratto

Nel preventivo 2021 un aumento del costo di circa il 3,8% rispetto al monte salari 2018 di dipendenti e dirigenti

di Arturo Bianco

Tutti gli enti locali e le regioni devono prevedere nel proprio bilancio preventivo del 2021 un aumento del costo del personale di circa il 3,8% rispetto al monte salari del 2018 dei dipendenti e dei dirigenti, mentre negli anni 2019 e 2020 occorreva prevedere aumenti rispettivamente dello 1,3% e dello 1,9%; percentuali ovviamente comprese nell'aumento relativo all'anno in corso.

Nella determinazione di questi incrementi occorre ricordare che una parte corrisponde a costi che gli enti già sopportano, cioè l'indennità di vacanza contrattuale e il consolidamento dell'elemento perequativo previsto una tantum dai contratti nazionali del triennio 2016/2018. Questa parte si può stimare in circa l'1 per cento.

Si deve ricordare che questi aumenti vanno considerati all'interno della spesa del personale che l'ente deve assumere come base da confrontare con le entrate correnti al netto del Fondo crediti di dubbia esigibilità.

Di conseguenza determinano un peggioramento di tale rapporto e, quindi, una diminuzione delle capacità assunzionali.

Gli aumenti non devono essere considerati ai fini della dimostrazione che l'ente non supera la spesa del personale del triennio 2011/2013.

Anche in questa occasione i costi derivanti dai rinnovi contrattuali devono essere sostenuti direttamente da parte delle singole amministrazioni locali e regionali.

Le informazioni utili per determinare gli oneri, sulla base delle previsioni dettate dalle leggi di bilancio del 2019, del 2020 e del 2021, sono contenute nella circolare della Ragioneria generale dello Stato n. 11 del 9 aprile «Enti ed organismi pubblici-bilancio di previsione per l'esercizio 2021-aggiornamento della circolare n. 26 del 14 dicembre 2020. Ulteriori indicazioni» e nel Documento di economia e finanza, approvato dalle Camere nelle scorse settimane.

L'aumento previsto dal legislatore è, a partire dal 2021, del 3,78% del monte salari 2018.

Questa cifra deve essere calcolata con riferimento sia al personale dipendente sia a quello dirigente. Per questi ultimi, e per i segretari, viene ricordato che è necessario rivedere in aumento il monte salari del 2018 a seguito dell'entrata in vigore del contratto nazionale 2016/2018.

Questa revisione in aumento viene calcolata nel 3,48%. Ovviamente le risorse destinate ai miglioramenti contrattuali vanno accantonate in quanto saranno erogate solamente dopo la stipula dei contratti dei dirigenti e dei dipendenti.

Occorre infine ricordare che gli aumenti contrattuali inglobano due voci di costo che le amministrazioni stanno già sostenendo.

In primo luogo il consolidamento dell'elemento perequativo introdotto dai contratti nazionali del triennio 2016/2018 in favore soprattutto dei redditi più bassi; il che determina in base ai calcoli del Documento di economia e finanza un impatto dello 0,46% dal 2021 come effetto del riconoscimento a regime di questa componente aggiuntiva dello stipendio.

Va poi considerata l'indennità di vacanza contrattuale che gli enti erogano a partire da aprile del 2019, e che dal mese di luglio dello stesso anno incide per lo 0,7% del solo stipendio tabellare. La somma di tali voci dà un costo di circa l'1% del totale del trattamento economico in godimento.

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