Personale

Platee, orari, attività e busta paga: quattro nodi sullo smart working

Critiche sindacali alla fascia di contattabilità e agli esempi di dipendenti da tutelare

di Gianni Trovati

L'accelerazione impressa giovedì dal governo con il decreto sul green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro mette benzina alla ricerca di un nuovo equilibrio fra lavoro agile e in presenza nella Pubblica amministrazione. L'archiviazione dello smart working emergenziale è ormai un dato di fatto: mentre il contratto delle Funzioni centrali, che sulla parte ordinamentale anticipa i contenuti degli accordi anche negli altri settori, arriva mercoledì e giovedì prossimi a quella che sembra una stretta verso il traguardo.La bozza sul lavoro agile presentata dall'Aran (Sole 24 Ore del 16 settembre) fissa i principi di un modello di lavoro misto, parte in presenza parte a distanza, articolato sulle nuove regole dell'accordo individuale che per ogni dipendente dovrà fissare il calendario dell'alternanza fra smart working e ufficio e indicare le modalità di svolgimento delle prestazioni.

Nel confronto con l'Aran i sindacati hanno voluto mettere in rilievo la richiesta di «un adeguato riconoscimento normativo ed economico per quanti lavoreranno da remoto», come hanno sottolineato Cgil, Cisl e Uil, e l'esigenza di «evitare il gioco al ribasso delle amministrazioni o peggio ancora iniziative unilaterali, episodiche e discrezionali di singoli dirigenti», come ha voluto rimarcare la Flp.In sintesi, sono quattro le questioni principali che oggi animano la trattativa sul tema. La prima riguarda la platea del lavoro agile. La bozza Aran suggerisce una corsia preferenziale al lavoro agile per alcune categorie, come i disabili, i caregiver o i genitori di bambini fino a tre anni. Queste indicazioni sono proposte nel testo come esemplificative, ma per le critiche sindacali sembrano ritagliare allo smart working un ruolo eccessivamente residuale, come strumento "assistenziale" per platee limitate e con problemi particolari nella conciliazione di tempi di vita e di lavoro.

Altro nodo critico è rappresentato dalla fascia di «contattabilità», che insieme a quella di «operatività» (lavoro pieno) e quella di «inoperabilità» (riposo) articolerebbe la giornata del lavoratore agile. Il rischio paventato in particolare dalla Flp è che la «contattabilità», durante la quale il dipendente può essere interpellato via telefono o mail, dilati l'orario di impegno oltre i limiti previsti per il lavoro in presenza, escludendo solo le 11 ore di riposo obbligatorio.Tutte le sigle chiedono poi di dettagliare le «attività» che si possono svolgere da remoto. Uno sforzo che tradotto alla lettera appare titanico, ma che servirebbe per i sindacati a evitare il rischio di una flessibilità giudicata "eccessiva". Sottotraccia, ma non troppo, corre il problema della remunerazione. La richiesta di una sorta di "indennità" da lavoro agile rischia di suonare strana a molti, soprattutto fuori dal pubblico impiego: ma traduce il timore che il lavoro a distanza metta a rischio componenti del salario accessorio che spesso, al di là della loro etichetta formale, servono a irrobustire un po' il cedolino dei dipendenti.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©