Fisco e contabilità

Pnrr, un altro rinvio sulla terza rata: pesano porti, energia e città

Giudizio a fine aprile, oggi cabina di regia. Nella nota di palazzo Chigi le date delle misure contestate per richiamare la paternità del governo Draghi

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Il verdetto sui 19 miliardi di euro della terza rata Pnrr per l’Italia arriverà a fine aprile, con un rinvio di un altro mese rispetto alla tabella di marcia abituale. Il calendario di aprile del Piano si infittisce dunque parecchio, perché entro la fine di quel mese l’Italia dovrà presentare anche il progetto di revisione degli investimenti anche alla luce del capitolo addizionale di RepowerEU.

Dopo un intenso confronto tecnico proseguito anche negli ultimi giorni sui 55 obiettivi del secondo semestre 2022, a ostacolare il semaforo verde della Commissione Ue sono ancora tre dossier. Il più importante è quello della riforma delle concessioni portuali, che come anticipato sul Sole 24 Ore del , non risponde ai criteri giudicati irrinunciabili dall’Antitrust europeo, in particolare per quel che riguarda l'esigenza di fissare preventivamente un limite temporale massimo. L'esecutivo comunitario, poi, ha messo in dubbio l'ammissibilità di alcuni interventi sulle reti di teleriscaldamento selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022. Infine, a non soddisfare i parametri di Bruxelles sono alcune misure del capitolo “Piani urbani integrati”, in particolare il progetto del “Bosco dello Sport” di Venezia e la ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi di Firenze.

La partita non è chiusa, ma a quanto traspare da una nota diffusa ieri sera da Palazzo Chigi il Governo sembra intenzionato soprattutto a difendere i finanziamenti per Venezia e Firenze, mentre sul resto potrebbe decidere di assecondare le richieste della Ue. Tre mesi di confronto, insomma, non sono bastati a vidimare il raggiungimento dei 55 obiettivi, tra milestone e target, e non è stato sufficiente nemmeno l’ultimo vertice di giovedì scorso a Bruxelles tra il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, e il ministro per il Pnrr, Raffaele Fitto. Al punto che, già nelle ore immediatamente successive all’incontro, si era fatta largo l’ipotesi di un nuovo slittamento del giudizio europeo, come anticipato sul Sole venerdì scorso.

Con la nota di ieri, il Governo Meloni tiene a far sapere due cose. La prima, sottolineata esplicitamente, è che il prolungamento della verifica è «concordato», in un clima che non prevede scontri perché «la Commissione «ha sottolineato il proprio apprezzamento per tutte le azioni intraprese dal Governo, che hanno già consentito di attestare significativi progressi verso il positivo raggiungimento di quasi tutti gli obiettivi fissati». Il secondo messaggio, invece, traspare tra le righe, o meglio tra le date dei provvedimenti contestati dalla Ue: i Piani urbani integrati sono stati approvati il 22 aprile 2022, la gara per le reti di teleriscaldamento risale al 30 giugno, mentre il decreto sulla riforma delle concessioni portuali è stato inviato al Consiglio di Stato il 14 ottobre. Con questo calendario Palazzo Chigi sta sottolineando la “paternità” delle tre misure al Governo Draghi, pur senza entrare in una polemica diretta.

Questa tesi tornerà oggi al centro del dibattito che sarà sollevato dalla presentazione alla Camera della Relazione semestrale al Parlamento della Corte dei conti sullo stato di attuazione del Pnrr, dove è previsto anche l’intervento di Fitto. E del tema si occuperà anche la cabina di regia sul Piano convocato oggi pomeriggio al termine del Consiglio dei Ministri, esclusivamente tra le amministrazioni centrali titolari degli interventi, per fare il punto sulla verifica degli obiettivi al 31 dicembre 2022, sul raggiungimento di quelli in scadenza il prossimo giugno e sul capitolo RePowerEU. Il cantiere è talmente aperto che il nuovo decreto con l’ennesima tornata di assunzioni per il Pnrr non è riuscito a entrare nell’ordine del giorno del Cdm. Se ne riparlerà la prossima settimana.

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