Personale

Pnrr, a consulenze e assunzioni fino al 10% del costo dei progetti

Via libera ai Comuni: reclutamento senza autorizzazione ministeriale

di Gianni Trovati

Le Pubbliche amministrazioni impegnate nel Pnrr potranno dedicare ai neoassunti a termine e ai consulenti fino al 10% delle spese finanziate dal Recovery per ogni progetto. Il limite riguarda gli interventi fino a 5 milioni di euro, ed è accompagnato da un tetto in valore assoluto fissato a 250mila euro che quindi permette di raggiungere davvero il 10% ai progetti che valgono fino a 2,5 milioni. Il vincolo percentuale poi scende all’aumentare del valore complessivo dell’intervento, fino ad attestarsi al 3% (con massimale a 3 milioni) quando il finanziamento vale dai 50 milioni in su.

La griglia dei limiti alle spese di personale che si possono caricare sui finanziamenti comunitari arriva dalla Ragioneria generale nella circolare con le istruzioni per la spesa di personale collegata al Pnrr. Il documento di Via XX Settembre era molto atteso dalle Pa, che nelle 7 pagine firmate dal Ragioniere generale trovano la strada da seguire per gestire quel «rafforzamento amministrativo» cruciale nella complicata corsa all’attuazione degli investimenti. Nella circolare arriva anche l’apertura concordata nelle settimane scorse fra il ministero dell’Economia e i Comuni, soggetti «attuatori» di interventi di cui sono in genere «titolari» i ministeri; gli enti locali potranno finanziare nuove assunzioni e incarichi senza dover passare dalla complicata trafila delle autorizzazioni preventive che avrebbe imposto di presentare la richiesta di ogni spesa al ministero «titolare» dell’intervento, il quale a sua volta avrebbe dovuto attendere il bollino Mef prima di autorizzare il tutto. Da questo punto di vista la circolare di fatto equipara «titolari» ed «attuatori», permettendo quindi agli enti territoriali di procedere caricando direttamente la spesa nel quadro economico del progetto.

«Tutte le nostre richieste sono state accolte», riassume il presidente dell’Anci Antonio Decaro. Esce di scena così il principale ostacolo burocratico sulla strada dei circa 15mila contratti a tempo determinato resi possibili dalle spese extra consentite dalla legge di conversione del decreto di novembre sul Pnrr (articolo 31-bis del Dl 152/2021); spese che però rimangono a carico dei bilanci locali, con l’eccezione di quelle finanziate dai 30 milioni riservati ai piccoli Comuni, e che dovranno ottenere la certificazione dei revisori sull’assenza di rischi per l’equilibrio dei conti.

Ma l’orizzonte coperto dalle indicazioni della Ragioneria supera gli enti locali per dettare le indicazioni valide a tutto il reclutamento pubblico. E fissa i confini generali delle spese finanziabili dal Recovery; che non potranno finanziare né le «assistenze tecniche» (preparazione, monitoraggio, controllo, audit e valutazione, in particolare: studi, analisi, attività di supporto amministrativo alle strutture operative, azioni di informazione e comunicazione, consultazione degli stakeholders e reti informatiche di elaborazione e scambio delle informazioni) né i costi delle strutture amministrative interne impegnate in «attivazione, monitoraggio, rendicontazione e controllo degli interventi del Pnrr». In nessun caso potranno essere coperti costi di personale già in pianta organica, perché le risorse Pnrr sono riservate alle nuove assunzioni a tempo determinato e agli incarichi esterni per le attività collegate direttamente ai progetti Pnrr.

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