Fisco e contabilità

Pnrr, controlli a tutto campo sugli investimenti dei Comuni

Il governo stringe sulle verifiche nell’attuazione dei progetti da 12,5 miliardi collegati al Viminale. Alle Prefetture l’esame del 100% dei documenti sulle piccole opere, al Mef i rendiconti

di Gianni Trovati e Manuela Perrone

L’allarme sull’attuazione del Pnrr risuona più forte quando in gioco ci sono i progetti che si sviluppano attraverso gli enti territoriali. La ragione è semplice, quando la spesa si polverizza investendo oltre 5.700 amministrazioni: tanti sono i «soggetti attuatori» censiti dalla Ragioneria generale dello Stato.

Ecco perché il ministero dell’Economia e il Viminale, con una nuova circolare anticipata ieri da Nt+ Enti locali & edilizia, corrono ai ripari provando a mettere in campo un sistema di controllo misto generalizzato che vede affiancate sui territori le prefetture e le Ragionerie provinciali dello Stato nell’alleanza che struttura i «presidi territoriali» su cui è appena intervenuto anche il decreto legge Pnrr (su cui sono piovuti circa mille emendamenti in commissione al Senato: lunedì lo sfoltimento delle proposte dovrebbe portare a circa 200 segnalati).

Sotto esame finiscono tutti i filoni di cui l’Interno è titolare, che cumulano in totale 12,49 miliardi di euro: il capitolo più ricco, e proprio per questo in prima linea nel nuovo meccanismo di controllo, è quello degli investimenti della Missione 2 Componente 4 che, secondo il cosiddetto modello spagnolo, realizzano piccoli interventi per la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico di edifici pubblici e territorio e che transitano nel Pnrr per un totale di 6 miliardi di euro. Ma le verifiche si concentreranno anche sulla rigenerazione urbana (3,3 miliardi) e sui piani urbani integrati (2,8 miliardi), in un quadro che si completa con i 424 milioni destinati al rinnovo del parco veicoli dei Vigili del fuoco.

I livelli di controllo sono due, ma l’obiettivo comune è quello di evitare la frammentazione e l’incompletezza dei dati sulla governance dei progetti. Su questo presupposto la circolare firmata dal Ragioniere generale Biagio Mazzotta e dal capo Dipartimento Affari interni e territoriali del Viminale, Claudio Sgaraglia, chiede prima di tutto alle prefetture di verificare il 100% dei rendiconti presentati dai soggetti attuatori per sbloccare i finanziamenti. Sotto la lente finiranno dati formali come la correttezza dei codici progetto (Cup), degli importi chiesti a rimborso e il rispetto dei termini iniziali e finali, ma anche aspetti più sostanziali come le procedure interne adottate dalle amministrazioni locali per prevenire «frodi, conflitti d’interesse, corruzione e doppio finanziamento». I prefetti, poi, dovranno attuare anche le verifiche antimafia con le procedure dettagliate lo scorso anno dalla circolare 38877/2022.

Si concentrerà invece sul terreno finanziario, come è naturale, l’attività di «supporto e monitoraggio» affidata alle Ragionerie territoriali dello Stato. Il cuore del problema, qui, è rappresentato dallo sviluppo del sistema ReGis, il cervellone telematico che dovrebbe gestire in tempo reale tutte le informazioni di dettaglio di ogni singolo progetto del Pnrr. Sull’utilizzo puntuale di questo sistema i segnali di allarme sono numerosi. Si veda ad esempio la circolare alle prefetture lombarde inviata dal Viminale, che offre una sorta di manuale di istruzioni operativo sull’utilizzo del ReGis dopo che si erano moltiplicate le segnalazioni degli enti locali sul mancato arrivo dei fondi relativi al programma “Piccole opere”.

Di qui il nuovo elenco dei compiti assegnati alle articolazioni territoriali del Mef con un’altra circolare, stavolta solo della Ragioneria, che dovranno sviluppare controlli ulteriori sui rendiconti che riguardano anche le contabilità speciali del Pnrr.

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