Caro-materiali e Pnrr, in Gazzetta il Dpcm extra-costi ma parte in ritardo la corsa ai 7,5 miliardi
Termini stretti: istanze il 17 ottobre, risorse il 16 novembre, gare il 31 dicembre
I prossimi 2-3 mesi saranno decisivi per capire se riusciremo a recuperare i rinvii e i ritardi causati alle gare e alle opere del Pnrr dal problema degli extra costi seguiti prima dal rincaro delle materie prime e poi da quello dell’energia. Se non ci riusciremo, il rischio che il Pnrr si impantani e i ritardi si accumulino è alto. Lo pensano gli operatori dei settori economici coinvolti e molte autorità, enti o società chiamati ad attuare il Pnrr. Lo aveva detto esplicitamente anche il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, nell’intervista al Sole 24 Ore del 23 agosto scorso.
Possibilità di recupero sul tempo perduto significa, concretamente, svolgere in sequenza una serie di operazioni complesse: ridefinire i quadri economici delle opere sospese, rifinanziare i progetti con i fondi messi a disposizione dal governo con il decreto aiuti, avviare le procedure per nuove gare, aggiudicarle. Nel 2023 ci sono molti obiettivi legati proprio allo stato di avanzamento dei progetti rinviati o sospesi e quei traguardi vanno preparati per tempo, non si inventano da un giorno all’altro.
Non proprio un quadro semplice, insomma, che doveva essere facilitato con alcune decisioni rapide che il governo avrebbe dovuto assumere. A maggio con il decreto legge 50/2022, in effetti, il governo aveva stanziato - ed era stata proprio una battaglia del ministro Giovannini - 7,5 miliardi per compensare gli extra costi nelle nuove gare del Pnrr.
Nel decreto legge convertito il 15 luglio era previsto - al comma 7-bis dell’articolo 26 - un Dpcm che entro 45 giorni avrebbe dovuto essere emanato per definire le procedure e le regole per la richiesta dei fondi e per la loro ripartizione.
Il Dpcm è stato pubblicato soltanto ieri in Gazzetta ufficiale dopo una lunga e difficile gestazione. Le prime bozze erano state già definite a fine luglio (si veda Il Sole 24 Ore del 31 luglio) e la presentazione delle domande nel mese di agosto era parsa ad alcune amministrazioni una forzatura, sia pure motivata dall’urgenza di rimettere rapidamente in moto il percorso delle gare.
Sono passati da allora 43 giorni, sono stati sforati i termini previsti dalla stessa legge per l’approvazione del Dpcm (31 agosto) e soprattutto la procedura che è stata approvata per le opere di competenza delle amministrazioni centrali (fra cui vanno ricomprese tutte le grandi opere più complesse) non è semplice e non lascia affatto tranquilli sul fatto che rapidamente le stazioni appaltanti potranno rimettere in moto la macchina degli appalti. Per altro, è lo stesso Dpcm che prevede espressamente che le risorse siano destinate soltanto a procedure di affidamento avviate entro il 31 dicembre 2022, secondo il cronoprogramma del Pnrr.
Ebbene, la strada segnata dal governo è davvero molto stretta. Il Dpcm prevede infatti 35 giorni per la presentazione delle istanze di accesso al fondo che quindi potranno arrivare fino al 17 ottobre. Le istanze saranno presentate al Mef dall’amministrazione statale competente (in genere un ministero) dopo che avrà effettuato una istruttoria sulla base della richiesta pervenuta direttamente dalla stazione appaltante.
Il Mef avrà poi altri 30 giorni - e si arriva in questo modo al 16 novembre - per determinare la graduatoria degli interventi tenendo conto dell’ordine di priorità che in prima battuta premia le opere Pnrr e successivamente quelle del Fondo nazionale complementare. Con lo stesso decreto che definisce la graduatoria, il Mef provvede all’assegnazione delle risorse.
A quel punto le amministrazioni centrali comunicheranno alle stazioni appaltanti il provvedimento di assegnazione delle risorse che «costituisce titolo per l’avvio delle procedure di affidamento delle opere, ovvero per l’accertamento delle risorse a bilancio». Nelle procedure avviate le stazioni appaltanti dovranno imporre un termine di quindici giorni per la presentazione delle offerte a decorrere dal decreto del Mef di assegnazione delle risorse.
La procedura prevede anche una possibilità di appello per chi fosse stato escluso dalla ripartizione delle risorse. Le amministrazioni centrali dovranno riscontrare se la stazione appaltante avrà pubblicato o meno il bando ed entro due giorni dovrà segnalare alla Ragioneria chi ha pubblicato il bando e chi no. Le risorse recuperate dalle opere che non avranno rispettato il termine saranno riassegnate dal Mef scorrendo la graduatoria e aggiornando il decreto.
Una bella sfida chiedere a stazioni appaltanti e imprese (partecipanti alla gara) tempi così stretti con modalità così rigide. Soltanto a fine anno sapremo se questo percorso che dovrebbe mettere in salvo il Pnrr avrà avuto successo o no. Il governo conta anche, evidentemente, sul fatto che non ci sarà alcun rallentamento dal passaggio di competenze al nuovo governo che si compirà in questo periodo.