Il CommentoAmministratori

Pnrr, le indicazioni di Svimez a tre anni da un traguardo indifferibile

di Ettore Jorio

É davvero assurdo urlare al ladro a stalla svuotata. É quanto sta accadendo da parte delle istituzioni cui sarebbe attribuito il compito pubblico, anche se alcune di natura privata, di collaborare per assicurare una Pa efficiente. Rispettosa degli adempimenti e puntuale con le scadenze perentorie, specie quelle importanti per l'assetto della Repubblica e del suo bilancio.

Immaginiamo, solo per un attimo, quanto fosse stato necessario, da subito, a che questi organismi divenissero super attivi con l'approccio iniziale al Pnrr, anche nella sua fase di gestazione unionale, data l'importanza e la necessità di cogliere al meglio l'occasione offerta dal Next Generation Eu.

Il Recovery Fund ovvero Plan ha, infatti, costituito dal luglio 2020 l'occasione irripetibile per cambiare i connotati infrastrutturali al Paese, disastrato da un Covid-19 e da una crisi che ancora la Nazione paga sulla propria pelle e che sopporterà chissà per quanto tempo.

A fronte di tutto questo, le istituzioni pubbliche e private, rispettivamente rappresentative del lavoro, delle autonomie territoriali e dello sviluppo del Mezzogiorno, si sarebbero dovute impegnare con tutte le loro forze per contribuire direttamente e pretendere dal sistema Repubblica che all'appuntamento si arrivasse con il meglio indispensabile.

Invece no. Si è taciuto sulla programmazione vintage, ripresa per lo più da vecchi progetti risalenti addirittura ai primi anni '90. Non si è alimentato il confronto, al di là dei simposi celebrativi con i Governo avvicendatisi. Non si sono prodotti, come da statuto, gli studi e le proposte necessarie per risollevare le «condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia».

Tutto, quindi, si è ridotto alle solite critiche non affatto costruttive, messe in piedi giusto per autocelebrare un qualsivoglia impegno, su ciò che è via via succedutosi, proponendo in corso d'opera per lo più i soliti soccorsi general generici in quasi fin di vita.

É quanto è dato leggere nel recente rapporto Svimez che critica, suggerisce, auspica con quasi tre anni di ritardo e a tre anni dal traguardo non affatto differibile. Mettendo così nell'assoluta disperazione il sistema autonomistico locale, prioritariamente quello dei piccoli Comuni, ancora una volta senza progetti, senza persone e, dunque, senza speranze.

Questo vuol dire lavorare per il Mezzogiorno? Ma quando mai! Tutti fan come fan tutti! Abbaiando alla luna!

Del resto, la disperazione è viva in questi giorni nella Nazione locale del Mezzogiorno. É simile a quella che vive il povero cristo meridionale, il diseredato dalla storia lasciato da solo a patire di povertà e le "occasioni mancate". Un frequente esempio, massacrato in tale senso, è quello in voga nella politica poco prima delle elezioni che, alla solita domanda del nostro affamato di miseria sociale del posticino per il figlio disoccupato, si sente pronunciare la solita frase "peccato potevi chiedermelo prima! Comunque non preoccuparti, sino a ieri ne ho sistemati tanti".

É vero il Pnrr ha regole difficili come il GO (rectius, gioco coreano che si pratica con logiche simili a quelle delle arti marziali).

É vero che lo stesso ha procedure impossibili per la burocrazia attuale, selezionata spesso in modo indecente, tanto da richiedere consulenze esterne (con accessi ben oltre il 40%), offerte oggi da un sistema di selezione statale che somministra quasi sempre soggetti "esperti" inadeguati al ruolo.

É vero che molti dei bandi sono per cultura ed esperienza amministrativa non facilmente accessibili e frequentabili.

Ma viva Iddio, le istituzioni private, che sono all'uopo finanziate con soldi pubblici, hanno il dovere irrinunciabile di: prevenire le difficoltà e non elencarle in medio periodo; proporre anzitempo la formazione e i rimedi; contribuire a elargire supporti tecnici necessari; evitare infine di recitare preghiere e, prima che suoni il gong, celebrare funerali. Ciò nonostante il bel lavoro del 1° marzo scorso su "I Comuni alla prova del Pnrr" dei bravi Caravella, Petraglia e Vecchione.

Per il Pnrr, occorre fare tutto entro l'agosto 2026, o mai più! Quindi, non fiori ma opere di bene.