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Pnrr, Meloni: regole rigide per il Piano, ritardi inevitabili sui cantieri

La premier assicura che Governo già lavora a semplificazioni e riforma abuso d'ufficio. Interlocuzione aperta con Bruxelles su modifiche al Piano. Incontro tra Fitto e Salvini su blocco cantieri

di Barbara Fiammeri

Il rischio di non riuscire a rispettare i tempi di realizzazione delle opere finanziate dal Pnrr è più che concreto: «Siamo nella fase in cui siamo chiamati ad affrontare concretamente l'avvio dei cantieri, per questo ovviamente è necessario accelerare l'iter di approvazione dei progetti e rilascio dei pareri, è un tema enorme». A lanciare nuovamente l'allarme è Giorgia Meloni. La premier, causa l'impegno sulla manovra sulla quale «stiamo lavorando alla massima velocità», interviene in videocollegamento alla giornata conclusiva dell'Assemblea dell'Anci in corso a Bergamo. Ai sindaci la presidente del Consiglio assicura di essere «aperta a ogni contributo utile». Il Governo è pienamente consapevole che «nel passaggio tra assegnazione e utilizzazione delle risorse emergono tutti i problemi di sistema di regole rigide frammentate e complesse» mentre occorrerebbero «norme certe, semplici, stabili». Un obiettivo su cui l'Esecutivo sta già lavorando.

E infatti di lì a poco si terrà un incontro tra il titolare degli Affari europei, Raffaele Fitto, che ha le deleghe anche su Pnrr e fondi di coesione, e il ministro dell'Infrastrutture Matteo Salvini preoccupato anche lui per ritardi sullo stato dei lavori. «Intendiamo verificare con l'Unione europea le misure più idonee ad aggiornate il Pnrr», spiega Meloni, che appena arrivata a Palazzo Chigi ha aperto l'interlocuzione con Ursula von der Leyen. E da Bruxelles ieri è arrivata la conferma che la Commissione si attende «nei prossimi mesi» la richiesta di emendare i Piani da diversi Paesi membri tra cui «anche l'Italia». Di fatto sembra stia passando la tesi sostenuta da Meloni e Fitto sulla necessità di fare i conti con il cambiamento delle condizioni provocate dalla guerra in Ucraina. A partire dal costo dell'energia, vera e propria «spada di Damocle», la definisce la premier, che ci costa attualmente «5 miliardi» al mese per mitigarne solo parzialmente gli effetti: «Se non interverrà la Commissione europea sarà difficile far fronte a questi costi», rilancia la premier.

Che torna poa mettere l'accento sul ruolo dei Comuni nella realizzazione degli investimenti. «Il Pnrr assegna ai Comuni 40 miliardi di euro per la rigenerazione urbana, una sfida importante per i Comuni che hanno bisogno che lo Stato li sostenga», dice Meloni, che ha ben presente le preoccupazioni e le richieste che arrivano dai sindaci e di cui l'Anci si è fatta portavoce. «Il governo ha immediatamente riattivato a Palazzo Chigi la cabina regia sul Pnrr. Nei primi incontri con le amministrazioni è emersa la necessità di maggiore coordinamento, collaborazione più forte fra il governo, la filiera istituzionale e i corpi intermedi», aggiunge, invitando al «lavoro di squadra» e alla «collaborazione strutturale» per risolvere le criticità in tempo reale e arrivare all'obiettivo anche «accelerando iter e rilascio dei pareri» e dunque superando «regole frammentarie nemiche del fare e amiche dell'inerzia». Un strada che per essere percorsa necessità anche di correzioni ulteriori a quelle norme che di fatto frenano l'iniziativa dei sindaci.

«Penso sia arrivato il momento di affrontare il tema della responsabilità dei sindaci e degli amministratori locali: bisogna definire meglio, a partire dall'abuso d'ufficio, le norme penali per i pubblici amministratori» perché l'eccessiva discrezionalità nell'interpretazione delle norme rende «le scelte rischiose» e il risultato è quella «paura della firma che inchioda la Nazione». Meloni su questo si dice pronta a «non lasciare soli» gli amministratori ma allo stesso tempo li esorta a non aver paura perché se a prevalere è il timore «meglio fare un altro mestiere». Ad ascoltarla c'è anche il sindaco di Leopoli, Andrij Sadovyj, ospite alla Fiera di Bergamo: «Voglio mandare un abbraccio al sindaco di Leopoli e dirgli che il governo italiano continuerà a essere fieramente schierato a sostegno della causa Ucraina». A rafforzare questo impegno la conferma del suo «prossimo viaggio» a Kiev con tappa a Leopoli «per un caffè».

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