Pnrr, sempre più concreto il rischio di non centrare gli obiettivi di spesa in tempo
INTERVENTO. Azzoppati opere pubbliche e superbonus: i due segmenti più degli altri hanno contribuito in termini di Sal al rispetto degli impegni contrattuali con l'Europa
Mai come in questo momento torna di attualità la domanda che Ance pone da mesi: quante delle risorse del Pnrr sono realmente sostitutive e quante sono aggiuntive rispetto alle previsioni ordinarie di bilancio ante covid. Le risorse sono aggiuntive, se si affiancano a quelle italiche e contribuiscono a fornire un ulteriore booster rispetto alle poste di bilancio già programmate.
Le risorse sono sostitutive, se intervengono in vece di quelle italiche già allibrate in bilancio e queste ultime vengono destinate ad altre finalità. Mai vi è stata chiarezza effettiva su questo rapporto perché diversi sono stati i criteri di classificazione e riparto delle risorse; per tentare di comprenderne i confini ricorriamo ai numeri esposti nei vari documenti elaborati dagli Uffici Parlamentari. Preliminarmente ricordiamo che nella proposta di Pnrr trasmessa ad aprile 2021 alla Commissione europea ed a maggio 2021 al Parlamento Europeo erano contemplati circa 53,5 miliardi di prestiti per nuovi progetti mentre circa 53,6 (al netto della quota dei Fcs) erano prestiti per progetti esistenti.
Nel Dm di riparto dei fondi del Pnrr pubblicato in Gazzetta il 24 settembre scorso rispetto ai dati sopra esposti si registravano già alcune variazioni. Per i nuovi progetti accanto ai suddetti importi si registrano fondi aggiuntivi con carattere addizionale, quali la quota parte sovvenzioni del Rrf, la quota parte del Fcs, la quota parte del React-Eu e la quota del Piano complementare. Il Dossier Pnrr dati finanziari e quadro delle risorse e degli impieghi del novembre 2021 - Senato della Repubblica e Camera dei Deputati - a pagina 21, evidenzia che nella versione aggiornata del si registrano nuovi disallineamenti negli importi che potrebbero essere ricondotti «ad un diverso criterio di calcolo degli aggregati ovvero, in alternativa, la destinazione delle sovvenzioni anche a progetti esistenti».
Sempre nel citato studio a pagina 23, relativamente alle risorse del Fcs viene osservata una anomalia in quanto «dette risorse dovrebbero essere considerate quale spesa aggiuntiva, perché connotate dal carattere di addizionalità, tuttavia tale componente sarebbe invece inclusa nella voce prestiti per progetti in essere». Ricordiamo che con i fondi del Pnrr l'Italia è diventata, a livello comunitario, un beneficiario netto perché l'importo versato nelle casse della Ue è inferiore a quanto rientra da Bruxelles nel bilancio nazionale; nel bilancio 2021 ad esempio il saldo è stato positivo per oltre 3 miliardi.
L'Ufficio parlamentare di bilancio nell'audizione dello scorso 14 aprile evidenzia che il Pnrr avrebbe dovuto produrre una spesa (Sal) nel 2021 per circa 13,7 miliardi, ma la spesa certificata è stata di circa 5,3 miliardi; abbiamo cioè spesso effettivamente meno del 40% rispetto alle previsioni inviate in Europa. Dalla analisi disaggregata di quanto effettivamente speso, l'80% (pari a circa 4,1 miliardi) è riconducibile al mondo della edilizia, infatti circa 2,5 miliardi riguardano l'alta velocità ferroviaria, circa 1,2 miliardi riguardano l'ecobonus e circa 0,4 miliardi riguardano prevalentemente l'edilizia scolastica.
Il Dipartimento politiche di coesione che fa capo a Palazzo Chigi sottolinea il rischio concreto che il mancato utilizzo dei Fcs, finalizzati tra l'altro al riequilibrio territoriale, possano mettere a rischio circa 2,2 miliardi allocati nel Pnrr.
Non solo, vi sono circa 12,8 miliardi a rischio definanziamento e di questi circa 9 miliardi riguardano opere pubbliche ancora in corso di progettazione. Una prima, amara, considerazione è che nonostante l'impegno del Governo e tutte le procedure eccezionali partorite (commissari vari ed abolizione della pubblicità dei bandi di gara) continuiamo ad essere afflitti dalla stessa maledizione che impedisce, da anni, la spendita delle risorse appostate in bilancio, quelle europee in primis. Questa premessa contabile era necessaria perché come Ance non riusciamo a comprendere la ratio ispiratrice dell'operato del legislatore.
Ricapitoliamo. Accanto al piano delle necessarie riforme, decisive per la rinascita del Paese, vi è il piano dell'effettivo impiego delle risorse. Ebbene gran parte di queste risorse, distribuite nelle varie missioni del Pnrr, attribuiscono un ruolo decisivo all'edilizia. I numeri del 2021 ci rappresentano in maniera inequivocabile che due segmenti più degli altri hanno contribuito in termini di Sal al rispetto degli impegni contrattuali con la Europa: i cantieri delle infrastrutture ed i cantieri dell'ecobonus. Ebbene negli ultimi 12/18 mesi si è fatto di tutto perché anche questi 2 segmenti entrassero in crisi.
Quanto alle infrastrutture, nonostante i Dl Sostegni bis - Infrastrutture - Sostegni ter - Energia – Ucraina, nulla è stato compiutamente risolto quanto alla congruità dei prezzi di appalto. Nonostante assistiamo ad una desertificazione delle partecipazioni alle gare, sebbene la giustizia amministrativa e l'Anac non perdano occasione per ribadire la necessità di prezzi congrui per la esecuzione di un appalto alcun provvedimento è stato adottato per porre rimedio alla straordinaria impennata dei prezzi. Non solo non si aprono i cantieri del Pnrr ma anche quelli appaltati precedentemente, al di fuori del Pnrr, si stanno fermando. Sul tema lo ribadiamo, non è possibile affrontare una situazione eccezionalmente straordinaria con strumenti ordinari e con tempi indefiniti. Quanto all'ecobonus, pur rappresentando la unica vera e concreta misura per combattere l'inquinamento e il consumo di risorse non rinnovabili, è stato oggetto di continue schizzoidi riforme che hanno raggiunto la finalità di lasciare interdetti tutti i possibili soggetti coinvolti: le banche, i condomini, le imprese, i professionisti, i fornitori. Ogni cura è stata peggiore del male tanto è che ad oggi l'ecobonus è, di fatto, definitivamente bloccato.
Ha senso logico quanto precede? Come Ance crediamo di no.Continueremo sino allo stremo a formulare proposte nella speranza che non vada persa anche questa ultima possibilità di rinnovare il Paese. I greci utilizzavano 2 vocaboli per indicare "il tempo": «kronos» e «kairos». Sperando che non me ne voglia il mitico Prof. Gherardi, mentre il primo indicava il tempo che scorre in veste cronologica il secondo invece indicava il tempo inteso come momento opportuno. Ebbene stiamo facendo il possibile perché il tempo infruttuosamente trascorra senza rispettare il crono programma pattuito con la Europa, non cogliendo la opportunità che il offriva al nostro Paese.
(*) Vicepresidente Ance con delega alle opere pubbliche