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Prezzi sottostimati tra il 17% e il 25%: l'Ance chiede di annullare e ripubblicare gare Rfi per oltre un miliardo

Il presidente dei costruttori Buia scrive all'Ad Fiorani. Nel mirino i bandi per la Palermo-Catania. Possibile un nuovo ricorso al Tar. Coinvolta anche l'Antitrust

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di Mauro Salerno

Dopo l'appalto Anas da 940 milioni per l'autostrada Ragusa-Catania, due nuovi maxi-appalti siciliani finiscono nel mirino dei costruttori a causa dell'inadeguatezza dell'importo dei lavori messo in gara. Al centro delle attenzioni dell'Ance entrano ora i due maxi-bandi appena pubblicati da Rfi per il potenziamento della linea ferroviaria Palermo-Catania: il primo (da 576 milioni) per la tratta Nuova Enna-Dittaino (lotto 4b); il secondo (da 534 milioni) per la tratta Dittaino-Catenanuova (lotto 5). Entrambi sarebbero stati messi a gara con un importo sottostimato in una forchetta compresa tra il 17 e il 25 per cento. Questo nonostante entrambe le gare siano state pubblicate sulla base di prezzari aggiornati al 2022.

L'invito dei costruttori, formalizzato in una lettera inviata dal presidente dell'Ance Gabriele Buia all'amministratrice delegata di Rfi Vera Fiorani, è quello di annullare la gara in autotutela e di ripubblicare i bandi solo dopo aver rivisto al rialzo i prezzi. In caso contrario, è del tutto prevedibile che l'associazione promuova un nuovo ricorso contestando al Tar l'inadeguatezza dei prezzi posti a base di gara, seguendo il copione già tracciato con il maxi-bando Anas per la Ragusa-Catania. Ecco che un'altro maxi-investimento in infrastrutture rischia di finire nelle sabbie mobili di caro-materiali e carte bollate.

A mettere fuori gioco i prezzi base dei due bandi, segnala Buia, è la crisi Ucraina che «sta avendo pesanti ripercussioni sull'intera filiera produttiva delle principali materie prime» e ha reso «irrealistico» il prezzario Rfi «seppur revisionato lo scorso aprile». «Basti pensare - si legge nella lettera inviata a Rfi - che, già solo andando a confrontare il prezzo unitario Rfi con il costo diretto di alcune specifiche lavorazioni, si ottiene che il prezzo Rfi copre a stento i costi diretti, come nel caso dell'acciaio in barre (prezzo Rfi 1,59€/kg; costo diretto 1,55€/kg), arrivando a raggiungere sottostime estreme della valorizzazione economica pari al 43%, come nel caso delle carpenterie metalliche (prezzo Rfi 2,85€/kg; costo diretto 4,08€/kg)».

L'Ance ricorda le recenti prese di posizione della giurisprudenza amministrativa e anche dell'Autorità Anticorruzione contro le opere messe a gara sulla base di prezzari non aggiornati ai valori di mercato e avverte che «la scelta di aggiudicare sottocosto le gare in oggetto, non può che essere foriera di gravi criticità». Perché da un lato si rischia di tagliare fuori le imprese più serie e affidabili, dall'altro di far entrare in crisi finanziaria il cantiere già aperto e vedersi bloccare la realizzazione dell'opere. Di qui la richiesta a Rfi «di valutare l'adozione di tutte le misure opportune, fino all'annullamento delle gare in via di autotutela, per ripubblicarle su importi maggiormente in linea con l'attuale realtà economica del mercato».

Coinvolta anche l'Autorità Antitrust per due gare in Valle d'Aosta
L'offensiva dei costruttori non si ferma soltanto ai ricorsi contro i maxi-bandi di fronte ai giudici amministrativi. È di oggi anche il tentativo di coinvolgere l'Autorità Antitrust con segnalazioni di gare bandite con prezzi non allineati al mercato. Tra queste risultano una gara da 7,4 milioni bandita dalla stazione unica appaltante della Valle d'Aosta per lavori all'aeroporto di Sant Cristophe e un'altra gara da 10milioni per una serie di lavori idrici promossi dal Consorzio di miglioramento fondiario di Cumiod-Montovert. La contestazione riguarda il fatto che le gare sarebbero state bandite sulla base di prezzari obsoleti, in un caso rialsenti addirittura al 2015. Secondo l'Ance, sottostimare i costi reali delle opere alla fine produce l'esclusione delle imprese più affidabili e dunque anche un problema di restrizione della concorrenza. Di qui la richiesta di un intervento dell'Antitrust.

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