Personale

Pubblico impiego, per tentare la firma si rafforza l’integrativo

Ampliamento dei compiti affidati alla contrattazione integrativa nella bozza presentata ieri dall’Aran

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di Gianni Trovati

Oltre a definire le «famiglie professionali», i  contratti integrativi del pubblico impiego si potranno occupare delle promozioni in deroga ai titoli di studio, che fino al 2023 permetteranno di salire in Area II anche senza diploma (ma con almeno 8 anni di anzianità) e in Area III anche senza laurea (servono almeno 10 anni passati nell’Area II) e di alzare le indennità per chi ha posizioni di responsabilità. In quest’ultimo caso, il problema è quello di avviare l’allineamento fra le regole delle agenzie fiscali e quelle dei vari ministeri senza però colpire le buste paga attuali. L’ampliamento dei compiti affidati alla contrattazione integrativa, ulteriormente allargati nella bozza presentata ieri dall’Aran ai sindacati, è una delle leve per portare il contratto nazionale delle Funzioni centrali (ministeri, agenzie ed enti pubblici) verso la firma entro fine anno, come da obiettivo del governo. Ma il traguardo non è ancora agguantato. Questa mattina è previsto l’ennesimo incontro all’Aran. Poi, per chiudere davvero entro fine anno, servirà un’accelerazione drastica.

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