Appalti

Qualificazione Pa, i Comuni chiedono all'Anac soglie più alte e periodo transitorio

Le obiezioni dell'Anci allo schema di linee guida per la riduzione e la professionalizzazione delle stazioni appaltanti

di Mauro Salerno

Non sono ancora state pubblicate, ma è chiaro che ai Comuni non piacciono molto. Stiamo parlando delle linee guida per la qualificazione delle stazioni appaltanti che l'Autorità Anticorruzione dovrebbe licenziare entro domani 30 settembre. Sarebbe stato difficile immaginare un esito diverso, visto che quelle linee guida alla fine chiedono agli enti locali, soprattutto a quelli di più piccola dimensione, di rinunciare al diritto di gestirsi in proprio appalti di qualunque importo, senza dover dimostrare a nessuno alcun requisito specifico di competenza e curriculum. Uno scenario che sarebbe destinato a cambiare decisamente, a valle di queste linee guida, con l'approvazione del nuovo codice appalti.

Le obiezioni dei Comuni allo schema di documento messo a punto dall'Anac sono contenute in un documento di osservazioni licenziato dall'Anci che oltre a richieste di modifiche di merito, contiene anche una pesante contestazione sul metodo seguito da Palazzo Chigi per affidare all'Anac il compito di redigere le linee guida.

Per l'Anci il protocollo di intesa firmato tra la Presidenza del Consiglio e l'Anac lo scorso dicembre 2021 desta «forti perplessità». Motivo? Per attuare la qualificazione il codice appalti (articolo 38) richiedeva l'approvazione di un Dpcm su proposta dei ministeri Infrastrutture e Finanze di concerto con il ministro per la Funzione pubblica, d'intesa con la Conferenza Unificata e sentita l'Anac. Mentre grazie a quell'intesa il percorso sarebbe stato completamente dribblato affidando direttamente ad Anac il compito di adottare le linee guida.

Nel merito le richiesta più forte è quella di limitare l'obbligo di qualificazione agli «importi superiori alle soglie comunitarie previste per lavori e per servizi e forniture». Dunque limitandone il raggio di azione ai grandi appalti, «al fine di non pregiudicare gli interventi inerenti il Pnrr/Pnc ed i relativi investimenti».

«Immaginare di imporre un sistema che obbliga per qualsiasi investimento a ricorrere alla qualificazione significherebbe bloccare gli investimenti, in particolare quelli comunali, ed al tempo stesso creare un sistema ad imbuto che è il contrario di ciò che il Paese ha bisogno e di quello che l'Europa ci chiede», si legge nel documento. .

Forti dubbi vengono espressi dai Comuni anche in ordine ai tempi di attuazione dell'obbligo di qualificazione delle Pa. Secondo l'Anci l'entrata in vigore «oggettivamente, si incrocia con quella relativa all'attuazione del Pnrr, la quale si svolgerà in concomitanza della approvazione del nuovo codice dei contratti e della sua messa a regime entro il 31 dicembre 2023». In questo contesto, attaccano i Comuni, «pare opportuno non gravare ulteriormente le pubbliche amministrazioni con oneri organizzativi che richiedono messa a regime di nuove procedure e sedimentazione di processi quali quelli conseguenti al nuovo regime di qualificazione». Di qui la richiesta di « una fase transitoria ampia ed almeno corrispondente alla fase attuativa del Pnrr».

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