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Recovery, all’acqua 2,4 miliardi - L’Autorità: ora gestori integrati in tutta Italia

Arera: riforma per portare gestioni integrati efficienti dove non ci sono ancora

Se si guarda alla colonna fondamentale dei «nuovi progetti» finanziati dal Recovery Plan alla “componente” Tutela del territorio e della risorsa idrica non è andata benissimo. Dei 15,03 assegnati in tutto, solo 3,45 sono aggiuntivi rispetto alle risorse già disponibili. Alcune voci che pure all’inizio del percorso Recovery erano state considerate importanti, come il dissesto idrogeologico, escono piuttosto male, con 3,61 miliardi di cui solo 0,25 aggiuntivi. Va meglio alle gestioni idriche che incassano gran parte di quelle risorse aggiuntive con 2,4 miliardi (su un totale del capitolo acqua di 4,38 miliardi). Finanzieranno cento interventi sul territorio nazionale, riguardanti la manutenzione straordinaria, potenziamento e completamento di infrastrutture idriche di derivazione, invasi artificiali e dighe, condotte di adduzione primariae riduzione delle perdite idriche nei sistemi di adduzione.

Ma la vera sfida del Recovery sull’acqua è forse nelle riforme che promette di mettere in campo con gli obiettivi di semplificare la normativa per gli interventi e «la piena attuazione degli affidamenti del servizio idrico integrato».

Questo profilo riformistico del piano del governo - coordinato da un riformista di lunga data in materia di acqua, Rosario Mazzola - si legge meglio con un recente documento dell’Autorità che vigila sulle risorse idriche, l’Arera. L’Autorità, parla di «significativa opportunità» con riferimento al Pnrr «al di là della previsione di risorse». In particolare, viene apprezzata «un’azione di riforma con l’obiettivo di affidare il servizio a gestori integrati nelle aree del paese in cui questo non è ancora avvenuto». E qui arriviamo al punto: l’Autorità auspica che «l’iniziativa possa tradursi in elementi che superino i pur rilevanti profili meramente formali, per giungere a configurare situazione gestionali dotate delle necessarie capacità organizzative e realizzative». Gestori idrici integrati e con una organizzazione industriale adeguata, quindi, in tutto il paese, anche là dove si sono fatte resistenza per applicare le gestioni uniche. L’Autorità chiede anche semplificazioni nelle procedure di affidamento e di «declinare soluzioni ulteriori rispetto al modello del commissariamento». Evidentemente la «prosecuzione del processo di razionalizzazione e consolidamento del panorama gestionale». Si aprono spazi di mercato per gli attuali gestori idrici e per altri che potrebbero arrivare.

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