Il CommentoFisco e contabilità

Recovery, bisogni al Sud ed esperti al Nord

di Enrico Caterini ed Ettore Jorio

Un Piano nanzionale di ripresa e resilienza in frenetica corsa per perfezionare i numerosi e difficili adempimenti amministrativi propedeutici alla definizione delle necessarie procedure preparatorie e applicative. Quindi, esperti cercansi nelle materie sino a oggi trattate con molte incertezze ad approssimazioni.

Lo scopo è quello di pervenire alla redazione di piani territoriali, quali strumenti individuati per interpretare correttamente le esigenze impellenti di personale da dedicare alla più attenta analisi dei bisogni emergenti e alla successiva realizzazione degli interventi programmati a livello centrale. Ciò ai fini del tempestivo avvio delle procedure di reclutamento del personale occorrente all'individuazione dei fabbisogni professionali, da perfezionare entro soli quattordici giorni dall'invito (il prossimo 15 ottobre).

In buona sostanza, si informano le Regioni il 1° ottobre della necessità inderogabile di definire, nel piano territoriale (entro quella scadenza), l'organico degli specialisti indispensabili per adempiere. Il piano dovrà essere approvato entro il 6 novembre, ovverosia entro dieci giorni dal 21 ottobre, termine fissato alle Regioni e Province autonome per presentare il proprio elaborato al Dipartimento della Funzione pubblica, tenuta ad approvarlo sentito il Mef.

Dunque, sono avviati i tavoli tecnici (invero molto tardivamente) per definire le schede del Dpcm con il riparto delle risorse per il conferimento degli incarichi di collaborazione e supporto ai procedimenti amministrativi connessi all'attuazione del Pnrr. Ciò in attuazione del Dl 80/2021 convertito nella legge 113/221, più esattamente dell'articolo 9 , comma 1.

L'obiettivo sarà definito da un Dpcm che mira a selezionare un complesso organico di professionisti cui affidare l'attivazione delle procedure e la definizione dei relativi provvedimenti per il sistema autonomistico territoriale. A questo scopo, è stato predisposto (in uno allo schema di Dpcm da adottare) una sorta di manuale conformativo a uso delle Regioni al fine di armonizzare i processi, salva la determinazione differenziata del valore del fabbisogno professionale per adempiere correttamente.

Ed è per l'appunto sulle risorse strumentali al buon esito del progetto politico-istituzionale che emergono i limiti (il secondo, dopo quello rappresentato dai tempi rimessi a Regioni e province autonome, che devono tenere conto delle omologhe esigenze dei propri sistemi locali).

Il piano di riparto delle risorse strumentali proposto, propedeutico ad assicurare al sistema territoriale 1.000 esperti certificati, presenta le solite sorprese redistributive, ricorrentemente penalizzanti per il Mezzogiorno.

Per intanto si individuano due criteri base per la determinazione dei budget in godimento agli enti destinatari (si veda la tabella):
• uno calcolato per quota fissa per Regioni/Province autonome, maggiorate dell'11,1% per quelle meridionali. Un metodo non affatto corrispondente agli adempimenti in programma per il sistema territoriale, tenuto conto dello stato di precarietà esistenziale e della burocrazia esistente, bisognosa questa di maggiori interventi rispetto al resto del Paese;
• un altro calcolato per quota variabile, ma per mero numero della popolazione residente e non già – come invece si dovrebbe – per quantità e qualità del bisogno relativo.

Ecco il metodico criterio generale per accontentare tutti senza parametrare la distribuzione delle risorse secondo principi autenticamente perequativi. Il modo più errato per assicurare a valle ciò che occorre per perseguire unitarietà e coesione. É più coerente all'ordinamento prevedere redistribuzioni di risorse statali non basate sugli indici di deprivazione socio-economiche e culturali. Non solo senza tenere conto che ci sono Regioni, come la Calabria (e non solo), dove la maggioranza degli enti locali è in crisi finanziaria (predissesto e dissesto), dove la lettura dei bilanci regionali causa l'orticaria, con una burocrazia abbandonata da Dio e dagli uomini, e una sanità sulla cui qua è meglio tacere per non spaventare i bambini e gli anziani.

Senza contare le forche caudine del sistema delle Conferenze, soprattutto Stato-Regioni dove, con la abituale formazione di maggioranze trasversali, solitamente prepotenti ed egoistiche, a rimetterci è il Sud che peraltro in molti casi risulta assente, anche quando è lì limitandosi ad alzare passivamente il dito sulle pretese altrui.