Personale

Regioni ed enti locali, 774 milioni sul contratto a 430mila dipendenti

Alla Ragioneria generale l'atto di indirizzo che apre le trattative con i sindacati

di Gianni Trovati

Il rinnovo del contratto nazionale arriva ai blocchi di partenza anche per i 429.754 dipendenti di Regioni ed enti locali. L’atto di indirizzo è stato preparato dal comitato di settore, e aspetta ora il bollino della Ragioneria generale dello Stato per il via libera alle trattative. Il documento emerge a stretto giro dopo quello della sanità (anticipato su NT+ Enti locali & edilizia di lunedì scorso). Ora manca solo il comparto della Conoscenza: è pronta la parte su università e ricerca, ma è ancora in via di definizione quella sulla scuola.

Il rinnovo contrattuale costerà 774 milioni a Regioni ed enti locali, che se lo devono finanziare per i propri bilanci. Questa cifra, che allinea la dinamica retributiva del personale degli enti locali a quella dei dipendenti statali finanziata direttamente dalle leggi di bilancio, si traduce in un aumento annuo medio intorno ai 1.134 euro al netto degli oneri riflessi. In termini mensili, la media aritmetica punta quindi poco sopra gli 87 euro lordi.

A differenza di quanto accade nei ministeri e nelle altre Funzioni centrali, dove il rinnovo contrattuale è chiamato a introdurre una quarta area destinata alle «alte professionalità» (Sole 24 Ore del 22 luglio), negli enti locali questo non avviene perché il personale è già distinto in quattro categorie. Anche in Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni, però, è avvertita l’esigenza di ricostruire un’area di “funzionariato forte” per ricostruire le competenze tecniche spesso assenti negli organici e rafforzare le amministrazioni per il Pnrr.

Lo strumento individuato per provare a raggiungere questo obiettivo sono le «posizioni organizzative», che negli enti locali rappresentano gli incarichi aggiuntivi assegnati al personale non dirigente. Sul punto, una prima indicazione importante arriva dal fatto che l’atto di indirizzo prevede la conferma «dell’attuale area delle posizioni organizzative disciplinata dall’articolo 13 del contratto nazionale del 21 maggio 2018».

In questo quadro, però, il nuovo contratto dovrà «rafforzare il ruolo di specifiche posizioni e ruoli non dirigenziali dell’area delle posizioni organizzative per i quali siano richiesti più elevati livelli di autonomia e responsabilità gestionale ed amministrativa e/o più elevate competenze professionali o specialistiche». Tradotto, significa che andrà disciplinato una sorta di doppio livello nelle posizioni organizzative, distinguendo gli incarichi più complessi sul piano dell’organizzazione e delle competenze a cui riservare la prima fila. Con questi incarichi le amministrazioni potranno valorizzare «le professionalità che abbiano dimostrato maggiori competenze organizzative, gestionali e/o tecnico specialistiche».

Negli organici impoveriti degli enti locali non sarà facile tradurre in pratica questa idea. I regolamenti degli enti, poi, potranno prevedere verifiche, «anche con cadenza annuale o infra-annuale», in base alle quali si potrà arrivare anche a una «eventuale revoca anticipata» dell’incarico.

Sulle progressioni orizzontali, cioè le promozioni che aumentano la busta paga senza cambiare la posizione gerarchica e i livelli di responsabilità del dipendente, l’atto di inidirizzo segue la traccia abbozzata nelle Funzioni centrali, prevedendo una semplificazione dell’iter, promozioni più rapide per chi ha risultati migliori e un meccanismo «inclusivo» che permetta di premiare anche gli altri (tranne i casi di valutazione negativa) «anche sulla base di una predefinita scansione temporale».

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