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Rifiuti edili, L'Italia ne ricicla l'80% ma serve nobilitare gli utilizzi

Crescono le percentuali di riciclo nel nostro Paese, capofila in Europa. Ma occorre creare una filiera basata sulla valorizzazione dell'esistente

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di Alexis Paparo

Dal settore delle costruzioni deriva il 47,7% del totale dei rifiuti speciali prodotti in Italia. L'80,1% di questi viene recuperato, una percentuale in crescita costante dal 2017, che porta l'Italia tra i Paesi migliori d'Europa, ben al di sopra dell'obiettivo del 70% fissato dalla direttiva 2008/98/Ce per il 2020. I dati arrivano dal Rapporto Rifiuti speciali 2023 di Ispra – che il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare, e che sarà pubblicato il 18 luglio. Dimostrano che i rifiuti edili sono tra quelli che presentano maggiori criticità e, allo stesso tempo, opportunità, nell'ottica di un'economia sempre più circolare. L'analisi di Ispra mostra la ripresa del settore edile dopo il significativo calo registrato a causa della pandemia: la produzione di rifiuti da operazioni di costruzione e demolizione si attesta a quasi 59,4 milioni di tonnellate (+18,4% rispetto al 2020). Di pari passo aumenta il recupero di materia, nel 2021 pari a quasi 47,6 milioni di tonnellate, ovvero l'80,1% del totale (+21,7% sul 2020). Eppure, leggendo attraverso i dati, emerge il nodo da sciogliere. «I materiali recuperati sono impiegati per lo più in utilizzi di bassa qualità, come riempimenti o costruzione di sottofondi stradali», spiega Lucia Rigamonti, docente del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale del Politecnico di Milano.

«L'aggregato che si produce in Italia – continua – non ha la qualità necessaria per utilizzi più nobili, come la realizzazione di fondazioni. Secondo un nostro studio, sulla valutazione ambientale del sistema di gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione in Lombardia, la demolizione selettiva con la separazione dei vari materiali, di base più costosa di quella tradizionale, non porta i benefici che dovrebbe perché non si è ancora sviluppata una filiera. Anche se i materiali sono separati, spesso non è chiaro dove inviarli, o il centro di riciclo preposto è così lontano da non giustificare le spese di trasporto. Così l'impianto di riciclo non ha un buon rifiuto in ingresso, e il risultato è un aggregato riciclato misto, non di alta qualità, verso cui c'è diffidenza da parte degli acquirenti. Anche perché – conclude Rigamonti– il prezzo è quasi equivalente a quello dell'aggregato realizzato con materie prime vergini, prelevate da una cava». Il vero salto di qualità sarebbe quindi avere un'alta percentuale di recupero di rifiuti legata agli usi più nobili, che la nuova versione del decreto End of Waste dovrebbe contribuire a incentivare (si veda l'articolo in basso).

L'uso del materiale riciclato
Questo non solo è possibile, ma sta già succedendo. Appena fuori Parigi, infatti, sta prendendo forma un complesso immobiliare da 220 appartamenti che è una prima mondiale. Realizzato con il 100% di calcestruzzo riciclato, Recygénie dovrebbe essere completato entro il 2024 ed è frutto della partnership fra Holcim, multinazionale che opera nel settore dei materiali da costruzione, e la francese Seqens, uno dei maggiori player nel settore francese del social housing. Il composto, che ha consentito il risparmio di oltre 6mila tonnellate di risorse naturali, è stato prodotto utilizzando EcoCycle®, la piattaforma di Holcim lanciata a inizio 2023, che trasforma i rifiuti derivati da costruzione e demolizione in nuove soluzioni edilizie. Il punto è quindi estrarre meno e recuperare di più, anche perché, globalmente, il settore dell'edilizia è responsabile per circa il 50% delle estrazioni di materiali, con emissioni di gas serra fra il 5 e il 12%, riducibili dell'80% rendendo efficiente il sistema (dati Eurostat).

La compravendita degli scarti
Una realtà come Cyrkl, start up green tech attiva in 13 Paesi europei, che ha creato la più grande piattaforma digitale di compravendita di scarti in Europa, sta lavorando per accelerare il passo. Secondo Simone Grasso, country manager di Cyrkl Italia, l'interesse verso i rifiuti edili è crescente. «Da inizio anno – spiega – quasi mille aziende hanno proposto sul sito oltre 500mila tonnellate di rifiuti edilizi. Abbiamo messo in contatto venditori e potenziali utilizzatori circa nella metà dei casi, per un valore pari a un milione di euro. La maggior parte delle trattative sono state concluse a livello locale, proprio per le caratteristiche di questi rifiuti, che rendono i cicli di recupero molto corti». Per incentivare il mercato, Cyrkl ha attivato un servizio di consulenza, la demolizione circolare, volta a ridurre l'impatto ambientale dell'abbattimento di un edificio, valutando in anticipo tutti gli aspetti connessi ai processi demolitivi. A un'iniziale raccolta dati, con mappatura dell'edificio in modo che le risorse contenute possano essere reinserite in circolo, si accompagna l'individuazione di partner a supporto del processo e uno studio di fattibilità delle soluzioni proposte. «Per facilitare il riciclo dei rifiuti edilizi – spiega ancora Simone Grasso – bisognerebbe informare sugli impatti di questa filiera, incentivare i materiali secondari, anche tassando l'estrazione di materie prime vergini per gli impatti ambientali che produce. Bisognerebbe incentivare una filiera non più basata sull'estrazione di materiali, ma sulla gestione del loro recupero. Cosa che avviene perlopiù a livello locale, e quindi favorisce l'economia nazionale».

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