Fisco e contabilità

Ristori, oggi il nuovo deficit ma il decreto con i fondi ai Comuni slitta alla prossima settimana

Alle Camere il via libera corale al disavanzo extra da 32 miliardi (1,8% del Pil)

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di Marco Mobili e Gianni Trovati

Dopo la battaglia di ieri a Palazzo Madama, oggi alle Camere arriva la richiesta di nuovo deficit. Che mette d’accordo tutti, e attende il voto favorevole sia di Italia Viva sia del centrodestra.

Il «sì» ai 32 miliardi di disavanzo aggiuntivo (1,8% del Pil) è la condizione necessaria per approvare il decreto Ristori 5: necessaria ma non sufficiente, perché le tante incognite tecniche e politiche che circondano le misure in preparazione fanno slittare il provvedimento almeno alla fine della settimana prossima. Al ministero dell’Economia si corre, perché l’obiettivo è di allungare nuovamente la sospensione delle cartelle fermate al momento fino al 31 gennaio. Ma gli ostacoli sul percorso restano parecchi. Così come le incognite sul quadro di finanza pubblica, rilanciate ieri anche dall’Upb sottolineando i rischi al ribasso sulle prospettive di crescita.

I contenuti del nuovo decreto saranno precisati oggi dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, atteso alle 13 in audizione alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, prima del voto sulla richiesta del governo in programma nel pomeriggio.

Il cuore ovviamente è rappresentato dal nuovo giro dei «ristori». L’idea di fondo è quella di erogare gli aiuti a fondo perduto a tutte le categorie, professionisti inclusi, colpite direttamente o indirettamente dalle misure anti Covid. Addio, dunque, ai codici Ateco e soprattutto alla base di calcolo fondata sulla sole perdite di aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. Si guarda soprattutto al secondo semestre 2020 se non addirittura ai danni subiti in tutto l’anno. Per il calo del giro di affari si starebbe prevedendo una soglia di ingresso ai ristori del 33%, con un’ipotesi di elevarla anche al 50% se i soldi non bastassero, mentre per le somme da erogare si guarderebbe per la prima volta alle spese fisse non coperte dagli aiuti già in vigore.

Altro capitolo allo studio, poi, è la cosiddetta perequazione promessa dal Governo a fine anno. A partire dalla cancellazione delle tasse sospese. Una strada potrebbe essere quella di dare al contribuente la possibilità di optare tra accredito diretto in conto corrente, come avvenuto fino ad oggi per oltre 3,3 milioni di partite Iva, e un credito d’imposta da utilizzare in compensazione per ridurre le tasse rinviate a marzo (iva, ritenute e contributi di novembre e dicembre) o ad aprile con gli acconti di fine novembre 2020. Tutta da studiare anche la promessa cancellazione delle tasse per il quale il decreto ristori di fine anno ha lasciato in dote un fondo da 5,3 miliardi di euro.

In termini di saldo netto da finanziare, il provvedimento muobe 50 miliardi di cassa, anche per regolare le anticipazioni attivate per accreditare i ristori di fine anno, mentre sulla competenza ci si fermerà a 40. Accanto agli aiuti, con un perimetro fra i 12 e i 15 miliardi a seconda delle voci considerate come tali, una somma intorno ai 2 miliardi è destinata agli enti territoriali e un miliardo al trasporto locale. Nella griglia entrano un rifinanziamento per le forze dell'ordine e il per il sistema di protezione civile.

Ci sono poi gli ammortizzatori sociali che saranno ancora protagonisti anche del nuovo provvedimento anti crisi, soprattutto con il rifinanziamento della Cig per i settori non coperti dalla cassa ordinaria e del fondo per la decontribuzione delle partite Iva, come anticipato su queste pagine sabato scorso.

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