Appalti

Roma-Latina, anche la Cassazione dà ragione a Salini: respinto ricorso Sis

La Corte chiude il contenzioso giudiziario ma non apre soluzioni sulla realizzazione dell'opera che resta in attesa di una decisione politica

di Mauro Salerno

La Corte di Cassazione chiude il lungo contenzioso sulla gara in project financing da 2,7 miliardi per realizzare l'Autostrada Roma-Latina. Contenzioso che ha visto fronteggiarsi da una parte il consorzio Sis e, dall'altra parte, la cordata di imprese guidata Salini Impregilo con Astaldi, Ghella e Pizzarotti.

Al centro della questione c'erano i criteri di valutazione delle offerte presentate dai due concorrenti in gara. In particolare il punteggio assegnato alla richiesta o meno di un contributo pubblico per la realizzazione dell'opera.

C0nsorzio Sis aveva proposto di utilizzare il contributo pubblico non come una somma a fondo perduto ma come un prestito che sarebbe stato restituito negli ultimi anni della gestione dell'opera. Con questa soluzione, l'offerta economica del consorzio Sis aveva ottenuto un punteggio economico superiore all'offerta di Salini Impregilo, determinando l'aggiudicazione. Tuttavia, a un esame più approfondito, l'offerta del consorzio Sis ha rivelato la carenza di adeguate garanzie sulla restituzione del contributo pubblico/prestito.

Ma soprattutto, i giudici del Consiglio di Stato avevano già riconosciuto che i documenti di gara - e in particolare la lettera di invito - erano inadeguati a mettere a confronto le due offerte, radicalmente diverse tra loro.

Con la sentenza depositata ieri (n. 6691/2020) anche la Corte di Cassazione prende questa posizione bocciando il ricorso del Consorzio Sis che puntava a evidenziare come i giudici del Consiglio di Stato avessero invaso prerogative riconosciute solo alla stazione appaltante. Per la Cassazione il Consiglio di Stato «non ha affatto sovrapposto una sua valutazione comparativa a quella sella stazione appaltante» ma «si è limitato a verificare» la legittimità dei criteri di valutazione, arrivando a «escluderla», dunque a ritenere i criteri di valutazione irragionevoli, a causa dell'«equiparazione della situazione di mancato utilizzo del contributo pubblico a fondo perduto e di promessa restituzione integrale dl medesimo non assistita da valide garanzie».

Di qui la bocciatura del ricorso con la condanna, sia per Sis che per la Spa Autostrade del Lazio, al pagamento in solido delle spese del giudizio quantificate in 50mila euro.

La sentenza chiude il contenzioso giudiziario ma non apre di fatto nuovi scenari sulla realizzazione dell'opera rimasta in stallo, in attesa di una decisione da parte della Regione Lazio.

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