Appalti

Salini Impregilo conferma i target di ricavi e margini, nuovi ordini per 6,9 miliardi

di Celestina Dominelli

Nuovi ordini per 6,9 miliardi al di sopra del target 2016 precedentemente comunicato al mercato (oltre i 6 miliardi) e conferma degli obiettivi di fine anno con fatturato atteso oltre i 6,1 miliardi di euro, Ebitda margin nell’intorno del 9% e indebitamento netto, escludendo l’esborso per l’acquisizione dell’americana Lane, in linea con quello registrato lo scorso anno (26,8 milioni). Salini Impregilo è arrivata così al giro di boa dei nove mesi e, come già reso noto a fine ottobre, ha diffuso ieri una fotografia aggiornata dell’andamento del business, a partire dalle nuove commesse conquistate dal gruppo guidato da Pietro Salini: 5,6 miliardi di pertinenza della stessa Salini e 1,3 miliardi riconducibili invece alla controllata statunitense Lane Industries. E proprio l’acquisizione di quest’ultimo tassello ha consentito al general contractor di consolidarsi in modo significativo al di là dell’oceano.

Gli Usa, infatti, a valle dell’integrazione con Lane, il cui completamento andrà a traguardo entro fine anno, rappresentano ora per il gruppo il primo paese per “peso” della produzione con il 23 per cento. E le prospettive future sono buone, con ricavi e generazione di cassa previsti a fine anno in crescita rispetto al 2015. Un driver, quest’ultimo, che Salini giudica cruciale per centrare, nei prossimi anni, l’obiettivo di free cashflow messo nero su bianco nel piano strategico presentato lo scorso maggio. In relazione, poi, all’elezione del nuovo presidente americano Donald Trump, la prospettiva di rilevanti investimenti evocata in più occasioni dal successore di Obama lascia presagire scenari più che positivi per il settore delle infrastrutture con interessanti opportunità di crescita del gruppo grazie alle sue controllate, come peraltro confermato ieri anche dal cfo, Massimo Ferrari, interpellato da Bloomberg. «Ci aspettiamo che la nuova amministrazione lanci nuovi piani federali infrastrutturali che potrebbero aumentare il business di Lane».

Quanto agli altri mercati, in Europa, caratterizzata finora da una performance piuttosto debole, si attendono timidi segnali di ripresa con una crescita media annua del 2,2% per le costruzioni fino al 2020. L’incremento avrà velocità diverse a seconda dei paesi, con ritmi più significativi in Stati come la Polonia. Passando poi all’Italia, Salini si mostra fiduciosa rispetto al futuro a valle del via libera del Cipe a 40 miliardi di investimenti, di cui quasi 13 miliardi destinati a una serie di opere, con riverberi positivi per il gruppo. Che guarda con un certo ottimismo anche alla possibile ripresa degli investimenti in infrastrutture nel Medio Oriente - il faro è acceso soprattutto su Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar - e in Africa. Ma un’ulteriore spinta potrebbe arrivare anche dall’Australia, una delle zone senz’altro più interessanti per i consistenti investimenti previsti, mentre in America Latina, archiviato l’ampliamento del canale di Panama, i riflettori restano puntati sul Venezuela - dove i progetti in corso (la diga di Tocoma e le stazioni di Puerto Cabello) procedono a rilento per via delle difficoltà che investono il paese -, e sull’Argentina con la svolta riformista del presidente Macrì che potrebbe preludere a una maggiore apertura del mercato ai gruppi stranieri.

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