Salta ancora l’adeguamento degli stipendi: ispettori del lavoro e Anpal in sciopero il 12
In manovra niente fondi per l’indennità ministeriale già data agli altri dipendenti
Nelle province di Milano, Monza e Brianza e Lodi operano poco meno di 400mila imprese. I tecnici dei controlli sulla sicurezza del lavoro nell’Ispettorato locale sono 4 (uno ogni 100mila aziende), in un organico di 40 ispettori impegnati sul campo (uno ogni 10mila imprese) mentre altri 25 sono addetti a compiti d’ufficio. Un articolo che volesse riassumere la condizione dell’Ispettorato nazionale del lavoro potrebbe finire qui, visto che numeri analoghi si incontrano in tutta Italia. Se invece continua è per tre ragioni: il piano di rafforzamento promosso con il governo Draghi dall’allora ministro del Lavoro Andrea Orlando ha zoppicato parecchio, con tassi di rinuncia spesso oltre il 50% (a Milano hanno detto «no, grazie» 43 vincitori di concorso su 76), la promessa di adeguare le buste paga a quelle degli altri ministeriali è rimasta tale, come accaduto anche all’Anpal. E Inl e Anpal, oltre 4mila dipendenti in tutto, in agitazione dal 24 novembre, scipereranno lunedì prossimo.
L’occasione per tornare in piazza, dopo lo sciopero del 18 marzo che però non ha prodotto risultati, è rappresentata ancora una volta dall’indennità di amministrazione. Si tratta di una voce classica nello stipendio dei dipendenti ministeriali, che a inizio anno è stata rafforzata con un meccanismo di «perequazione» pensato per irrobustire le indennità fin lì più leggere allineandole a quelle già in vigore nei ministeri più fortunati. Al ministero del Lavoro, la «perequazione» ha portato aumenti da 973 a 1.371 euro all’anno a seconda dell’inquadramento dei singoli dipendenti. All’Ispettorato nazionale del Lavoro e all’Anpal, che pure erano nate come articolazioni del ministero del Lavoro, non ha portato nulla.
L’agitazione è partita da lì e un primo tentativo di soluzione del problema si è scontrato con il fatto che in assenza di risorse aggiuntive, perché il fondo per le indennità era già stato stabilito e distribuito fra i ministeri, il ritocco degli stipendi dei due enti avrebbe imposto di tagliare gli aumenti già stabiliti e concordati per gli altri. Non se ne fece nulla, ma per stemperare la protesta si assicurò che la questione sarebbe stata affrontata in manovra. Nella legge di bilancio ora in discussione alla Camera, però, del problema non c’è traccia.
Va detto che la soluzione non sembra produrre cifre drammatiche per la finanza pubblica, almeno stando al calcolo effettuato dalla Ragioneria generale che ad aprile ha quantificato in 19.928.092,73 euro il costo annuo degli adeguamenti per i 4.023 dipendenti in ruolo e per i 2.540 nuovi colleghi attesi con l’obiettivo di tornare ai livelli previsti dalla dotazione organica. Non ci vorrà molto a capire se qualche correttivo riuscirà a farsi spazio nelle maglie strettissime degli emendamenti alla manovra, anche per spezzare quel circolo vizioso di concorsi e rinunce che scandisce l’offerta di posti con retribuzioni d’ingresso intorno ai 1.700 euro lordi al mese. Anche perché il circolo vizioso mette a rischio uno degli obiettivi del Pnrr, che chiede di aumentare del 20% entro il 2024 il numero di ispezioni rispetto alla media 2019/21.