Urbanistica

Salvini: nel Pnrr modificare solo tempi e costi

Posizione alternativa a Meloni e Fitto che vogliono stralciare subito le opere in ritardo. Incontro tra il ministro e la presidente dell'Ance Brancaccio che chiede rimborsi celeri e dialogo sugli appalti

di Giorgio Santilli

Matteo Salvini chiarisce la sua linea sul Pnrr ed è una linea molto netta, espressa con parole misurate e precise. Non coincide affatto con quella di Giorgia Meloni e Raffaele Fitto. Il Pnrr «continua a essere un qualcosa che va non cambiato, ma ritoccato, rivisto», ha detto il ministro delle Infrastrutture, che poi ha chiarito: «Devi rivedere i tempi, perché chiudere tutte le opere e rendicontarle entro il 2026 mi sembra assolutamente ambizioso, visto che siamo nel 2022». «Occorre rivedere tempi e prezzi», ha concluso Salvini intervenendo alla IX edizione del convegno "How can we governe Europe?". Nella stessa sede ha poi detto che il Ponte di Messina si farà e costerà 8-9 miliardi. Per Salvini occorre quindi aggiornare tempi e costi delle opere incluse nel Pnrr, lasciando per ora il programma come è. Il ministro difende in questo modo l'ampia dote destinata alle infrastrutture nel Pnrr, circa 60 miliardi comprendendo anche il Piano nazionale complementare (Pnc), dalla linea di governo che invece punta a stralciare molto rapidamente gli interventi che non saranno completati entro il 2026, soprattutto infrastrutturali, per fare posto ad altre priorità, l'energia in prima battuta.

Salvini ieri ha avuto un primo incontro con la presidente dell'Ance, Federica Brancaccio, per parlare del codice degli appalti, degli extracosti delle opere infrastrutturali. Sul Pnrr poche battute, ma è illuminante la posizione di Brancaccio. «Per noi è prematuro dire ora cosa va stralciato dal Pnrr. Ci vuole almeno un altro anno di lavoro per capire quali siano le opere effettivamente in ritardo. Decisioni premature non aiutano certo la realizzazione del Piano». Gli stralci per 40 miliardi di interventi potenzialmente in ritardo che nel governo qualcuno comincia già a quantificare possono aspettare, secondo questa posizione. Semmai, ricorda Salvini, la battaglia da fare in Europa è per avere tempi più lunghi e il riconoscimento degli extracosti. Ma dell'incontro con Salvini Brancaccio registra soprattutto una sintonia sui temi prioritari per le imprese. A partire dal codice appalti che preoccupa non poco l'intero mondo produttivo e professionale legato ai lavori pubblici.

Salvini ha confermato che entro metà dicembre dovrà fare il primo passaggio in Cdm e Ance chiede una interlocuazione forte per «dare una diversa impostazione al codice, ancora troppo sbilanciato a favore della Pa nel rapporto con le imprese». Pur riconoscendo il buon lavoro fatto dal Consiglio di Stato, in questa «fase politica» le imprese devono poter dare il loro contributo. «Tanto più - dice la presidente Ance - con un governo del fare e un ministro del fare che si dicono vicini alle imprese». E Brancaccio è soddisfatta della disponibilità di Salvini e anche di un atteggiamento «di maggiore flessibilità rispetto al codice» rispetto alle interlocuzioni (e ai codici) del passato. C'è grande preoccupazione («ma è condivisa dal ministro») per il fatto che non si sono ancora visti gli allegati. La presidente Ance non ha mancato di ricordare il grande allarme per la «mancanza di liquidità» di cui soffrono oggi le imprese fra crediti del Superbonus bloccati e procedure lente per i rimborsi degli extracosti. Ha molto battuto su questo punto con Salvini che si è impegnato ad accelerare i tempi dei rimborsi. Senza dimenticare le riforme come la qualificazione della stazione appaltante, al momento annacquata da requisiti troppo blandi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©