Fisco e contabilità

Scontro Governo-Corte dei conti - Lo scudo erariale guarda al 2026

In arrivo gli emendamenti dell'Esecutivo al Dl Pa che prorogano lo stop ai danni per colpa grave e stoppano il controllo concomitante sul Piano

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Dopo giorni di riunioni e riflessioni l’Associazione dei magistrati della Corte dei conti rompe gli indugi e sceglie i toni più duri nella nota diffusa ieri pomeriggio per contrastare il progetto del Governo di prorogare lo scudo erariale ed escludere il controllo concomitante sui progetti del Pnrr. I magistrati esprimono «sconcerto e stupore» per quelle che definiscono «iniziative estemporanee, gravemente lesive del principio di autonomia e indipendenza» della Corte. Lo scudo erariale, che dal 2020 blocca le contestazioni di danno per colpa grave limitandole ai casi di dolo o inerzia tale da mettere a rischio gli obiettivi dell’azione amministrativa, «ha aperto uno spatium di impunità che va a vantaggio del funzionario infedele e di chiunque sperperi le risorse pubbliche»; mentre il controllo concomitante, curiosamente rilanciato dallo stesso decreto (il Dl 76/2020), che ha alzato lo scudo, ha «il chiaro intento di accelerare gli interventi di sostegno e di rilancio dell’economia nazionale e non di esserne un freno».

La secca presa di posizione dei magistrati della Corte non ferma però il piano del Governo, che era stato anticipato su queste pagine venerdì scorso. Piano che si tradurrà nelle prossime ore in emendamenti dell’Esecutivo al decreto sulla Pa ora in discussione alla commissione Affari costituzionali della Camera, dove ieri sono iniziati i voti anche su un pacchetto di correttivi firmati dal relatore, Nazario Pagano (Fi).

Nella nota l’Associazione torna a chiedere al Governo di «istituire un tavolo di confronto sulle riforme», con l’obiettivo di costruire misure «meditate, frutto di una pacata riflessione, per adeguare le forme di controllo, anche giurisdizionale, alle sfide attuali e, allo stesso tempo, garantire che le risorse pubbliche, soprattutto se di provenienza comunitaria, siano ben spese, nell’interesse di tutti i cittadini». Ma il treno è in corsa e sembra ormai difficile da fermare.

Nelle intenzioni del Governo la proroga dello scudo erariale dovrebbe essere più lunga delle precedenti, per abbracciare tutto l’arco temporale del Piano e chiudere definitivamente un dossier che già nelle scorse occasioni aveva generato parecchie tensioni con la Corte. Il controllo concomitante, affidato a un collegio che effettua le verifiche in corso d’opera pensate per contenere i rischi di perdere i fondi comunitari, dovrebbe invece uscire dall’orizzonte del Pnrr. Perché il Governo, nella prospettiva dei negoziati sempre più complessi con Bruxelles che accompagneranno la revisione del cronoprogramma e soprattutto le prossime rate dei finanziamenti, giudica troppo alto il rischio che si ripetano obiezioni sul mancato conseguimento di milestones e target com’è accaduto nella delibera sulle stazioni di rifornimento a idrogeno per il trasporto stradale.

Con osservazioni di questo tipo nate a livello nazionale, spiega più di una fonte da Palazzo Chigi, diventa complicato difendere in sede europea il rispetto del programma e quindi il diritto a ottenere i fondi. Senza contare che l’evocazione della «responsabilità dirigenziale» a carico dei vertici degli uffici che si macchiano di ritardi, anche se va sanzionata dalle amministrazioni di appartenenza, rischia secondo il Governo di alimentare una fuga ulteriore dei vertici amministrativi dagli impegni che assumono con la loro firma in fondo agli atti.

La questione arriva alla stretta finale insieme alla riprogrammazione del Piano che sarà al centro della cabina di regia che il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto ha convocato per domani pomeriggio, dopo che oggi volerà a Bruxelles per il Consiglio degli Affari generali, che potrà offrire l’occasione di nuovi bilaterali a margine.

Intanto ieri sera è iniziato il lavoro parlamentare sugli emendamenti al Dl Pa. Dal pacchetto dei relatori è stato escluso il rafforzamento degli organici del Cnel mentre si prevede una spinta alla formazione dei dipendenti che le Pa dovranno inserire nel Piano integrato di attività e organizzazione (Piao).

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