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Scuola, concorso sprint per 20mila precari nel 2023 - Doppio bando Pnrr per i restanti 50mila prof

Sul nuovo reclutamento il ministro dell’Istruzione è in attesa dell’ok di Bruxelles

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

L’emergenza cattedre scoperte è sotto gli occhi di tutti. Come abbiamo raccontato più volte, già l’estate scorsa - nonostante le sette procedure assunzionali a disposizione nel 2022 - il ministero dell’Istruzione è riuscito ad assegnare appena il 41% dei 94mila posti liberi. Con l’effetto di riportare i supplenti a 217mila. A fronte di un esercito di 500mila precari con almeno tre anni di servizio alle spalle. Per evitare il bis tra qualche mese e, soprattutto, per tenere fede agli impegni del Pnrr i tecnici di viale Trastevere hanno messo a punto un exit strategy che richiede però, incidendo sugli impegni già negoziati con il Piano di ripresa e resilienza, il via libera di Bruxelles.

Una risposta è attesa nei prossimi giorni. La soluzione allo studio (e illustrata in due tranche ai sindacati) prevede già nel 2023 un concorso sprint (e light) riservato ai docenti già abilitati, agli specializzati sul sostegno e agli iscritti in seconda fascia (cioè senza abilitazione) nelle graduatorie provinciali Gps. L’obiettivo è di riconoscere loro un altro anno a tempo determinato con selezione l’anno successivo basata su uno scritto e un orale. Nel frattempo, però, i primi dovranno arrivare a 30 crediti universitari e gli ultimi a 60, che è la soglia richiesta, accanto alla laurea, della nuova formazione iniziale dei prof prevista sempre dal Pnrr, ma ancora in attesa di decollo (il decreto attuativo doveva arrivare a fine luglio 2022, ma rimpalla ancora tra i ministeri dell’Istruzione e del merito e quello dell’Università).

A questo primo step che dovrebbe portare in cattedra 20mila precari ne seguirà un secondo che dovrà allinearsi alle nuove regole del Pnrr, che prevede 70mila nuovi ingressi entro il 2024 con le nuove regole (concorsi light a cadenza annuale e 60 Cfu). Per i rimanenti 50mila inserimenti si avvierebbero quindi concorsi “ordinari”, compresa la fase transitoria riservata a un’altra fetta di precari storici (quelli con tre anni di servizio alle spalle). L’obiettivo è arrivare al 2025 con il sistema a regime (resta da capire se con corsie preferenziali per assorbire altre sacche di precariato).

Con il nuovo sistema di reclutamento dovrebbe arrivare anche l’ennesimo intervento sulla mobilità. Oggi i provvedimenti attuativi del Pnrr prevedono la regola generale dei tre anni di permanenza nella sede di titolarità. Il sindacato preme però per un ammorbidimento. Viale Trastevere starebbe ragionando su una norma interpretativa (da inserire nei prossimi provvedimenti sul Pnrr) per chiarire che il vincolo triennale scatta solo per le assunzioni legate al dl 36 (e quindi al Pnrr), e non si applica invece a chi è già nominato con altre procedure.

Nel corso dei “faccia a faccia” con i sindacati il dicastero guidato da Valditara ha parlato anche di un’altra novità in arrivo a settembre, vale a dire il nuovo sistema di orientamento, che partirà dalle medie, e dei docenti tutor. I sindacati spingono affinché i 150 milioni per la valorizzazione del personale previsti dalla manovra 2023 siano destinati ai docenti tutor negli ultimi tre anni delle superiori. Per gli altri ordini di scuola si potranno utilizzare fondi esterni (Pon e Pnrr). Tutor che dovranno partecipare a corsi di formazione e saranno individuati, sulla base delle singole disponibilità, dalle varie scuole.

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